La scorsa estate, mentre il Santuario di Sedilo San Costantino veniva letteralmente occupato da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e vigili urbani a presidiare e la Faradda de li Candareri veniva vietata dal sindaco di Sassari, il presidente della Giunta Regionale autorizzava nella tarda notte dell’11 agosto la riapertura delle discoteche.
L’Ansa del giorno dopo parlava di “stringenti i controlli nelle discoteche outdoor e nei locali notturni riaperti al pubblico in Sardegna sino al 31 agosto”, controlli che come sappiamo non si sono mai verificati, mentre centinaia di piccoli operatori turistici e di piccoli commercianti incassavano multe su multe, mentre venivano sanzionati camerieri in pausa sigaretta per aver abbassato la mascherina.

Il servizio di Report di ieri sera non fa che rendere più chiaro il quadro: mentre il Governo centrale ha ceduto a marzo a tutte le richieste della Confindustria sulle deroghe alle “produzioni essenziali” che essenziali non erano affatto e ai diktat dei governatori delle regioni ricche sulle aperture e sulle chiusure a seconda dei loro interessi territoriali, il Governatore della Sardegna obbediva direttamente alle pressioni dei gestori delle grandi discoteche di lusso (Phi Beach, Billionaire e compagnia cantante), spesso gestite in maniera ambigua e non trasparente, con società offshore per non pagare tasse e incassare una montagna di soldi in nero, ovviamente sfruttando la manodopera indigena a bassissimo costo e la bellezza della nostra terra.

La verità è che centinaia di migliaia di sardi hanno sofferto una quarantena durissima, una quarantena vera e reale, per nulla. Anzi, non per nulla, per permettere ai rampolli della borghesia italiana di venire a divertirsi nelle discoteche dove i nostri ragazzi fanno gli tzeracos per 800 euro al mese, lavorando anche 13 ore al giorno, spesso in nero e senza assicurazione. Solo che questa volta, oltre alle ossa rotte dallo sfruttamento, hanno sovente portato a casa anche il Covid, infettando intere comunità che fino ad allora si erano salvate!

È stato detto e ridetto che quest’estate la Sardegna ha contagiato il Continente, ma in realtà è avvenuto esattamente il contrario.

Se Solinas e la sua Giunta di mentecatti esce con le ossa rotte dalla trasmissione di ieri, non fa migliore figura il signor Zedda che dichiara candidamente come la richiesta al Comitato Tecnico Scientifico sulla valutazione della riapertura sia avvenuta in maniera “informale”.

Cosa vuol dire “informale”? Perché “informale”?
Forse Zedda ha nicchiato perché sa che L’Ordine del Giorno sull’apertura delle discoteche è stato sottoscritto anche da quattro consiglieri illustri consiglieri del Pd (fra cui Gianfranco Ganau, ex presidente del Consiglio Regionale) e nientepopodimeno da un “compagno” di LeU?

La verità è che i sardi non hanno amici, non hanno alleati nel triste teatrino della politica regionale. La verità è che il virus ha fatto emergere in tutta la sua brutalità la nostra condizione di subalternità davanti agli interessi di chi conta più di noi. E contano più di noi tutti coloro i quali hanno abbastanza soldi e potere per comprarsi le nostre guide indiane: ieri Pigliaru, oggi Solinas, domani chissà, in un infinito e patetico balletto delle parti dove alla fine comandano sempre gli stessi signori coloniali che usano la Sardegna e i sardi come una loro proprietà feudale.

La verità è che difronte a questa terrificante recrudescenza del meccanismo coloniale dove i prenditori continentali fanno e disfano a loro piacimento, non esista alcun dibattito schietto sul che fare, sul come liberarsi, sul come reagire.
Ma la notte non può durare per sempre e io so che questo nostro popolo alla fine sa uscire dal letargo e sfidare il futuro. Io so che questo nostro popolo sa alzarsi in piedi e combattere!

L’opinione di Cristiano Sabino