“I disabili positivi ricoverati nei reparti Covid del San Francesco di Nuoro stanno morendo di disperazione per lo strappo dai loro cari. Aiutateci a far sentire la nostra voce: le cure sono importanti ma senza un familiare accanto si lasciano andare”. E’ un appello accorato quello lanciato da Maria e Luisella Noi: il loro fratello Franco, 55 anni, disabile grave, da giovedì è sotto il casco salvavita in un letto del reparto Malattie infettive. Ma intorno a lui c’è il vuoto affettivo.

“Da infermiera ho chiesto di poterlo assistere, e fino a domenica me lo hanno permesso. Poi però – racconta Maria – mi hanno detto che non potevo stare più lì, perché sono uscita a fumare e perché una sera sul tardi ho telefonato ai miei familiari e avrei disturbato il reparto. E da allora per Franco è stato un trauma. Quando lo sentiamo in videochiamata ci chiede continuamente quando andiamo da lui. E la sua voce si fa sempre più flebile”. Maria e Luisella si sentono impotenti. “Chiediamo solo di poter stare con Franco poche ore al giorno per aiutarlo nei suoi bisogni primari e per confortarlo, in questo modo potremo sgravare il reparto dall’occuparsi di lui”.

“Sapevamo che non poteva stare in ospedale da solo e per alcuni giorni quando si è ammalato lo abbiamo seguito a casa con l’aiuto di una dottoressa del 118 che è stata un angelo per lui e per noi – confessano le due sorelle – ma giovedì la situazione è precipitata: ha avuto una crisi respiratoria grave e lo abbiamo dovuto ricoverare. Lui ha bisogno di averci vicino per essere aiutato nei suoi bisogni primari perché da solo non è in grado di esprimersi, ma soprattutto ha bisogno di noi per trovare la forza di proseguire le cure e guarire. Ha una disabilità mentale gravissima e non è in grado di capire perché le sue sorelle e i suoi familiari che ha avuto vicino per tutta la vita non siano lì con lui: si sente abbandonato a se stesso e si sta lasciando andare”. Una battaglia non solo nel nome del fratello. “Vogliamo dare voce a tutti i disabili positivi ricoverati nei reparti Covid”, chiarisce Maria.

“Questo è un film dell’orrore – denuncia la sorella Luisella – ci hanno detto che altri disabili sono rimasti soli, alcuni non hanno più reagito e alla fine sono morti. Si tratta di persone fragili – spiega la donna – incapaci di capire il perchè di uno strappo così profondo dai loro affetti più cari. E soprattutto sono persone prive di quella minima autonomia per potersi prendere cura di loro stessi: mio fratello, per esempio, non dice che ha fame o sete, se non ci siamo noi che lo comprendiamo al volo lui non chiede aiuto”. La soluzione? “Non penso che ci voglia molto a prevedere un paio di stanze in un ospedale per i disabili e un familiare – suggerisce Luisella – tutte le strutture ospedaliere dovrebbero farlo”. Infine l’appello: “Aiutateci a combattere la battaglia di umanizzazione negli ospedali, non solo per Franco ma per tutti i disabili che si trovano ricoverati nei reparti Covid”.