Passata la paura, a Bitti si lavora alla ricostruzione.

Il paese barbaricino cerca di rialzarsi dopo la devastante alluvione del 28 novembre che lo ha letteralmente sepolto sotto il fango provocando tre vittime. Incessante il lavoro di rimozione dei detriti dalle strade, dalle case, dalle piazze. Sono decine gli sfollati dalle abitazioni della parte bassa del paese, via Brescia, via Brigata Sassari e via Cavallotti, in alcuni casi scavate dalla furia del fiume d’acqua che le ha attraversate. I tecnici dei Vigili del fuoco, del Comune e della Protezione civile sono impegnati nella verifica statica di ognuna delle case danneggiate, poi già in serata il report arriverà sul tavolo del capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli.

Il sindaco Giuseppe Ciccolini, nella sala del Coc, ragiona con gli esperti e i tecnici sulle varie ipotesi di messa in sicurezza e ricostruzione del paese che richiederà decine di milioni di euro. Tra queste anche la scelta dolorosa dell’abbattimento delle case rese inagibili dall’alluvione. “Nel momento dell’emergenza si fanno tante ipotesi – spiega – ma parlare oggi di delocalizzazione e demolizione delle case è prematuro oltreché inopportuno. Le ruspe in questo momento servono a sgomberare il paese dalle macerie non ad abbattere case. Tutti gli interventi verranno fatti seguendo un percorso con i cittadini interessati, per il momento privilegiamo la strada della messa in sicurezza di ogni singola famiglia a rischio, che nel frattempo abbiamo sistemato in strutture sicure”.

In pericolo c’è un intero quartiere e una quindicina di palazzine costruite sopra i canali tombati esplosi con la furia dell’acqua arrivata dalla montagna. La stessa cosa era successa, sia pure in forma meno devastante, nel 2013 con il ciclone Cleopatra. In quell’occasione furono stanziati 20 milioni di euro per la messa in sicurezza del paese, ancora in capo alla Regione, inutilizzati per le lentezze burocratiche. Dopo l’alluvione del 28 novembre il Consiglio regionale ne ha già stanziato altri 40 suddivisi in due anni. “Sui primi 20 milioni – sottolinea il sindaco – bisogna attivare immediatamente lo stato di emergenza nazionale perché si liberino subito le risorse e si facciano le prime opere che serviranno a mitigare eventuali prossimi eventi alluvionali. Per la ricostruzione bisognerà ripensare ad un progetto ex novo: i progetti calibrati sui 20 milioni del ciclone Cleopatra vanno accantonati, basti pensare che questa volta abbiamo avuto 40 volte di più di detriti scesi dalla montagna nell’alluvione del 2013”. Sugli ultimi fatti pesa un’inchiesta della Procura di Nuoro per disastro colposo: “Tutte le istituzioni devono fare la loro parte. Da parte nostra – assicua Ciccolini – massima collaborazione con la Procura per tutti gli accertamenti che dovranno essere fatti”.