Una manifestazione dei sindaci del territorio a Cagliari per chiedere l’immediato ripristino dei servizi socio sanitari nella provincia di Oristano attraverso l’invio del personale medico e infermieristico necessario.

Lo ha deciso il Comitato del distretto socio sanitario, riunito questa mattina dal presidente, e sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, per affrontare i diversi temi dell’emergenza sanitaria, a cominciare dalla situazione del Pronto soccorso dell’ospedale San Martino e dalla diffusione del coronavirus. Alla riunione ha partecipato anche la direttrice dell’Assl Valentina Marras, che non ha nascosto i problemi e le note carenze di organico: “Per garantire i servizi serve personale. Ci mancano 100 figure professionali tra medici e infermieri”, ha chiarito la dirigente.

“Più volte – ha ricordato Lutzu – ho chiesto un inversione di marcia. Oggi ribadisco un concetto che ho messo nero su bianco poche settimane fa: a fronte di una situazione di emergenza occorrono soluzioni di emergenza. Se è vero che sono pochi i medici che accettano il trasferimento a Oristano, in questo momento si faccia ricorso agli ordini di servizio o a qualsiasi altro istituto giuridico affinché siano ripristinati gli organici nel territorio”. Dal sindaco di Cabras Andrea Abis la proposta di una manifestazione a Cagliari: “È importante la presenza dei sindaci in fascia tricolore a Cagliari non contro qualcuno – ha spiegato – ma per qualcosa, per chiedere che a Oristano arrivino subito le figure che servono”.

Sulla stessa linea il sindaco di San Vero Milis Luigi Tedeschi: “Ci vuole un’azione forte non per dire che c’è il problema, ma per risolverlo”. D’accordo anche anche Lutzu, che proprio ieri sera ha incontrato a Palazzo Campus Colonna l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu e il commissario straordinario dell’Ares Massimo Temussi per fare il punto della situazione. “Una manifestazione a Cagliari serve perché a Oristano sia dato ciò che spetta – ha detto il sindaco – Se ci sono ragioni per le quali non è possibile soddisfare le nostre richieste e i nostri diritti, che almeno ci siano detti i motivi”