“Siamo tutti ‘canes de isterzu’ (letteralmente, cani da secchio), a morsicarci gli uni con gli altri e a latrare sotto il tavolo in attesa che ci si butti il pezzo di carne o piuttosto l’osso”. Con questa similitudine, Paolo Fresu, famoso jazzista sardo di caratura mondiale, vincitore di innumerevoli premi e riconoscimenti e che dirige il celeberrimo Time in Jazz, spiega la delusione sulla Legge 7 della Regione Sardegna “che finanzia le manifestazioni pubbliche di grande interesse turistico dello spettacolo e della cultura”. Infatti, il nuovo metodo di assegnazione dei fondi per supportare i grandi eventi dello spettacolo, da quest’anno sarà “il bando a sportello”.

“Ne fruiranno 22 soggetti su 164 per un totale di 750mila euro” scrive il musicista in una nota. “Passa chi ha depositato per primo la domanda in ordine di tempo senza tenere conto di nessuna valutazione di merito. Il festival TIME IN JAZZ, nonostante le promesse fatte dall’ Assessorato al Turismo e in un momento così difficile, non ce l’ha fatta ed è in posizione 50 perché deposita la domanda alle ore 08.00.04″ ossia, “quattro secondi dopo l’apertura del bando. Un anno di lavoro non riconosciuto e mandato in fumo per una frazione millesimale di tempo” lamenta Fresu.

“Non solo il nostro, ma quello di tantissime altre realtà che, con coraggio e determinazione, hanno deciso soprattutto quest’anno di andare avanti e di dare un segnale positivo – scrive Paolo Fresu – Tante come quelle che, fortunatamente, sono in pole position depositando la domanda prima di altri, che magari non avevano una buona linea internet o una sveglia con l’orario perfetto”.

Una questione di secondi. Ma la cultura e la musica sono di più. “E’ possibile che tutto questo valga una manciata di secondi?
Esattamente quattro in cui si bruciano i 60mila euro che ti sono stati platealmente promessi e che, a manifestazione avvenuta e con i soldi spesi, non ti verranno erogati. Creando un buco dell’ozono nel bilancio già consolidato e obbligandoti a fare i conti della serva con la programmazione del 2021”.

E conclude: “Che brutta fine la cultura. E che brutta fine la nostra Regione tanto amata e tanto bisognosa”.