Cosa si nascondeva dietro le sbarre dell’enorme cancello in ferro battuto che si affaccia tuttora sul tratto finale di viale Regina Margherita, verso il porto di Cagliari? Un luogo misterioso che ben conoscevano quelli che ci lavoravano dentro, ma che rimaneva una sorta di enigma per resto della città.

La Manifattura Tabacchi, è stata un’importante risorsa economica per la Sardegna, che dalla fine dell’Ottocento fino alla chiusura definitiva nel 2001, ha dato lavoro a moltissimi cagliaritani, anzi cagliaritane, per lo meno all’inizio. Fu solo in un momento successivo che iniziarono ad arrivare anche gli uomini.

Ma ciò che avveniva all’interno di questo edificio industriale, l’organizzazione del lavoro, i momenti ricreativi, le lotte e gli scioperi per chiedere migliori paghe e migliori condizioni, sono rimasti per troppo tempo fatti semisconosciuti per il resto della cittadinanza. Così il fondatore di Impatto Teatro, Karim Galici, ha deciso che fosse un dovere, quasi un obbligo morale, cercare di conservare la memoria di quel luogo raccogliendo le testimonianze di chi, oggi ancora in vita, vi ha trascorso parte della propria esistenza.

Nasce così, all’interno del progetto “Storie di Manifattura”, lo spettacolo “Cosa rimane?”, messo in scena dal vivo con un primo studio dal 14 al 18 ottobre. Oggi il Coronavirus ha chiuso i teatri e impedisce le rappresentazioni pubbliche, ma Impatto Teatro non si arrende e va in diretta streaming dai locali dell’Ex Manifattura, giovedì 17 dicembre alle 19.

Al termine dello spettacolo gli spettatori potranno dialogare con l’intero cast presente. “Cosa rimane?”, sarà trasmesso in replica per i quattro giorni successivi.

Tutte le informazioni sulla piattaforma e le modalità di accesso allo spettacolo si possono trovare a questo link.

A completare, almeno per questo 2020, le iniziative del progetto Storie di Manifattura, sarà la mostra fotografica degli scatti di Marco Mura, aperta al pubblico in vico Barcellona 7 dal 29 dicembre.

«Abbiamo intervistato alcuni lavoratori dell’ex Manifattura ed è venuto fuori un archivio di racconti, immagini ed emozioni che la città deve conoscere. Quello che accadeva all’interno si può riassumere in un concetto: una città dentro la città – spiega Galici».

Già, perché le donne andavano a lavorare molto presto la mattina, portandosi appresso i propri figli che venivano poi affidati all’asilo aziendale, e se al momento di dar mangiare al proprio bambino non si era ancora finito il cottimo, nessun problema, ci pensava una collega a sostituirla. Si trascorrevano giornate intere di lavoro in un mondo fatto di mutuo soccorso e solidarietà, di fatica, di lotte, ma anche di sorrisi e momenti di spensieratezza, come quando a fine turno, la sera, si andava al cinema “Due Palme” allestito all’interno della fabbrica.

«Alla messa in scena di giovedì mancherà inevitabilmente la parte sensoriale come era stata concepita. Quella che dal vivo permetteva agli spettatori di sentire anche gli odori dell’opificio, ma abbiamo trovato un’idea interattiva con cui valorizzare i suoni, dal frastuono dei macchinari al rumore delle mani operose che, con movimenti sicuri e minuziosi, lavoravano le sigarette. Sarà diverso – aggiunge Galici, che conclude – ma non per questo meno interessante o meno emozionante».

Ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio nella memoria diretto da Galici, saranno gli attori e performer Caterina Genta, Andres Gutierrez, Adriana Monteverde e Monica Zuncheddu, accompagnati dagli allievi del laboratorio svolto in preparazione dello spettacolo: Rosanna Argiolas, Angelica Adamo, Anna Cardis, Chiara Cocco, Cristina Copez, Silvia Devoto, Giuseppina Mannai, Alessandro Mezzorani, Daniela Mormile e Gianluca Picciau.