L’Aias va verso la vendita di tutti i beni, queste sono le indiscrezioni trapelate dopo l’udienza del Tribunale di Cagliari sul fallimento dell’azienda che da oltre 60 anni è in mano alla famiglia Randazzo. Da sempre Feudo democristiano, dove anche in Sardegna è stato ed è bacino di voti e di interessi di tanti politici.

Famiglia Randazzo che prima con Bruno, poi con Vittorio e Alberto ha sempre avuto le porte aperte nella politica regionale e nazionale, Bruno Randazzo è stato Deputato nella XI legislatura mentre i figli sono stati entrambi Consiglieri Regionali di maggioranza e di opposizione (fa poca differenza in questo caso) della stessa Regione che poi stanziava milioni e milioni di euro per le prestazioni assistenziali erogate dall’Aias.

Chissà se questo è da considerarsi un conflitto d’interessi? Ma certo è che da anni decidono, votando riforme, controriforme e riformine, le sorti di parte della sanità privata in Sardegna anche quella della famiglia Randazzo.

Cagliaripanic, Alberto Randazzo tra conflitto di interessi e nervosismo sul caso Aias

Da sempre l’azienda Aias soffre di gravi problemi economici, con sistematicamente, ritardi nel pagamento degli stipendi ai lavoratori e decine e forse centinaia di dipendenti che si sono dimessi per giusta causa.

Nel frattempo  l’azienda ha voluto “reprimere” posizioni critiche all’interno, licenziando diversi sindacalisti “scomodi”, poi però rintegrato dai giudici per non parlare delle continue polemiche “pretestuose” nei confronti della Regione Sardegna su presunti crediti nei confronti delle Ussl nei periodi compresi tra il 1988 e il 1995.

Somme mai versate nelle casse dell’Aias dalle Giunte regionale “amica” o “nemica”, crediti  smentiti categoricamente da tutti i tavoli tecnici svolti dalla Regione e dalla Prefettura.

Poi lo scontro durissimo con l’Assessore Arru e la Giunta Pigliaru che ha osato provare a revocare la convenzione e creare “in ritardo” l’alternativa denominata “Sas Domos”, tutto scaturito dai gravissimi ritardi nei pagamenti degli stipendi dei lavoratori che in quei mesi erano di 11 mensilità arretrate.

Uno scontro che ha portato in piazza più volte alcune organizzazioni sindacali “minoritarie” che hanno difeso fino all’ultimo la famiglia Randazzo per poi silenziarsi con la richiesta del fallimento dal Tribunale di Cagliari.

Il 25 novembre 2018 alla Fiera di Cagliari si è svolta l’Assemblea Generale dell’Aias che ha visto circa 1000 partecipanti e una carrellata di esponenti del centrodestra, da Ugo Cappellacci a Eugenio Zoffili, da Salvatore Deidda a Mauro Pili, per poi arrivare a Christian Solinas che poche ore dopo sarà confermato Segretario Nazionale del Psd’Az e acclamato dai partecipanti al 34esimo congresso come candidato alle Regionali del 2019.

Il Segretario del Psd’Az vince le elezioni regionali contro Massimo Zedda e come primo atto, ancora prima della costituzione della Giunta Regionale, blocca la costituzione di Sas Domos.

Per inquadrare meglio il contesto in cui avviene questo atto, dobbiamo ricordare che i lavoratori non prendevano stipendi da 12 mensilità, non gli viene pagato il bonus Renzi, il Tfr e i premi di produzione.

Il Presidente Solinas intervistato da Cagliaripad sulla vicenda del blocco di Sas Domos, rispose irritato e nervoso, ma la scelta era fatta e nulla è stato più come prima.

Decine di azioni di proteste, sciopero della fame e rivendicazioni sindacali, ma sia i lavoratori che i pazienti da allora sono stati abbandonati a loro stessi.

Nel mentre, però Aias, entrava nei meccanismi della nuova Giunta Regionale grazie ai buoni rapporti politici tra la famiglia Randazzo e la maggioranza di Christian Solinas, infatti tra i sei giornalisti dell’Ufficio stampa della Giunta regionale arriva Antonello Aime, prima collaboratore in Consiglio Regionale di Alberto Randazzo e poi ufficio stampa dell’azienda.ù

Una nomina dettata da scelte che ancora oggi non sono state chiarite ma che si inquadrano nella candidatura di Alberto Randazzo nelle liste di Forza Italia in sostegno al Presidente Solinas.

Nel mentre il Consiglio Regionale istituisce anche una Commissione d’Inchiesta che a conclusione dei lavori, votati all’unanimità con la sola assenza di Fabio Usai, Consigliere regionale del Psd’Az eletto nel Sulcis e sostenuto elettoralmente dai vertici Aias, ha inequivocabilmente evidenziato la necessità di superare la convenzione.

Poi si arriva al 4 ottobre 2019 quando il sostituto procuratore del Tribunale di Cagliari, Daniele Caria presenta l’istanza di fallimento dell’Aias, l’Associazione assistenza spastici della Sardegna.

Il provvedimento arriva dopo l’apertura di un fascicolo per effetto degli atti trasmessi alla Procura del Tribunale del Lavoro, dove pendono numerose controversie tra l’Aias e i suoi dipendenti.

Passati 13 mesi ad oggi ancora non è chiaro il futuro di circa 1000 lavoratori e di oltre 3000 pazienti, ma quello che è certo è che con l’avvento dei Commissari Giudiziari, nonostante le minori entrate dell’Aias, gli stipenti correnti vengono regolarmente pagati ai lavoratori.

Nei giorni scorsi, come si diceva, i legali dei Randazzo, gli avvocati Andrea Pogliani, Giuseppe Macciotta e Gigliola Loi hanno presentato al giudice Andrea Bernardini un secondo piano, dopo la bocciatura del primo, nelle speranze di scongiurare il fallimento richiesto dalla procura.

Piano che prevede l’uscita della famiglia Randazzo dalla struttura, la vendita di beni (non ancora avvenuti) e un piano di esternalizzazione del servizio trasporto che prevederebbe una cooperativa tra gli autisti che hanno già detto di essere contrari al progetto.

Debiti per oltre 80 milioni di euro, non come scrive qualche collega di 27 milioni di euro, conti stima dal tribunale e pignoramenti che erano diventati quotidiani, questa la situazione finanziaria dell’azienda Aias.

Ora la palla è in mano al Tribunale di Cagliari che il prossimo 21 gennaio 2021 deciderà se accettare o meno l’ammissione alla procedura concordataria.