Dopo una trentennale militanza nella Cgil, come iscritto metalmeccanico alla Fiom nell’azienda Keller Meccanica e dopo avere ricoperto i ruoli di segretario generale di categoria e sino al 2018 quello di segretario generale della Cgil del Medio Campidano, Gianluigi Marchionni ha rassegnato le sue “irrevocabili dimissioni”, iscrivendosi al Sial Cobas, dove oggi ricopre l’incarico di Coordinatore regionale.

Una decisione, quella di abbandonare la Cgil, “molto sofferta perché la Cgil mi ha cresciuto sindacalmente e umanamente e mi ha fatto conoscere tante di quelle persone che mi hanno arricchito interiormente e mi hanno aperto un mondo bello quanto contraddittorio fatto di bisogni e spesso di soluzioni per risolverli – spiega – Questa scelta è scaturita dal fatto che negli ultimi anni, in particolare gli ultimi due, la Cgil, soprattutto nel nuovo territorio del Sud Sardegna, dopo l’accorpamento che ha messo insieme i due territori storici del Medio Campidano e quello del Sulcis Iglesiente, che dal mio punto di vista è stato fallimentare, ha visto un costante allontanamento dell’organizzazione sindacale dalla gente, sia per una evidente incompetenza nel gestire alcune grandi vertenze, concentrando tutte le energie verso quello del Sulcis, con, purtroppo, scarsi risultati anche lì” Marchionni va all’attacco parlando anche di “assoluta indifferenza dell’attuale segreteria confederale della Camera del Lavoro, e per certi versi anche della Cgil Sarda, che non ha mai avviato una seria rivendicazione seria per tutte le criticità aperte, dai lavoratori della ex keller, al nuovo ospedale di San Gavino, per arrivare ad un disimpegno vertenziale per il lavoro con tutte le istituzioni locali e regionali”.

Ci sono altre ragioni, però: “Vedo una crescente separazione tra l’iniziativa sindacale e i bisogni concreti delle lavoratrici, dei lavoratori e delle classi popolari nel loro insieme. Troppa la continuità con Confindustria e la politica, a discapito dell’autonomia sindacale, mentre la condizione di chi lavora peggiora costantemente, facendo così che la Cgil si allontani dalla gente in un momento di assoluta necessità rinchiudendosi nelle stanze”. Secondo Marchionni serve, invece, “un nuovo ciclo di lotte, un nuovo protagonismo diretto dei lavoratori e una democrazia sindacale compiuta”.