Quanto costerebbe realizzare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico? Si parla di un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro. L’intero costo sarà finanziato dalla componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica, che già oggi copre i costi dello smantellamento degli impianti nucleari.

La parte di investimento relativa ai rifiuti medicali, industriali e di ricerca sarà anticipata e poi restituita all’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) attraverso i ricavi (vedi paragrafo successivo) generati dall’esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Con la Legge di Bilancio 2018 l’AEEGSI è stata sostituita dalla nuova Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA). Per i rifiuti derivanti dalla produzione di energia elettrica è previsto che il costo sia direttamente sostenuto dall’utente elettrico, come avviene per lo smantellamento delle installazioni nucleari.​

La realizzazione del Deposito Nazionale è, secondo molti, “una necessità, perché permette di rispettare il principio fondamentale riconosciuto anche dall’IAEA (International Atomic Energy Agency) che prevede di non lasciare oneri indebiti alle generazioni future. Infatti, soltanto una sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi consentirà alla nostra generazione di assolvere a questo compito nei confronti di quelle future”.

In assenza del Deposito Nazionale, i rifiuti radioattivi rimarrebbero stoccati nei depositi temporanei distribuiti in molte regioni italiane. Si tratta di depositi progettati per una durata di circa di circa 50 anni, in conformità a specifica normativa tecnica nazionale e internazionale in materia, e con criteri di sicurezza differenti da quelli di un deposito definitivo. Molti di questi depositi sono ormai saturi, realizzati da tempo e richiedono quindi periodici e costosi interventi di manutenzione con relativi costi. Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura darà perciò luogo a una loro gestione in sicurezza più razionale, efficiente ed economica e consentirà di terminare il decommissioning degli impianti nucleari, rilasciando i siti privi da vincoli di natura radiologica.

Da un punto di vista economico, ritardare la costruzione del Deposito Nazionale rappresenterebbe un costo che, per i soli oneri di esercizio e manutenzione, oscilla tra 1 milione e 4 milioni di euro l’anno per ciascun sito in cui è presente è un deposito, senza tener conto dei costi dell’eventuale realizzazione di nuovi depositi temporanei.

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