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Alla minaccia dello stoccaggio in Sardegna delle scorie nucleari prodotte in Italia, rispondiamo che ciò non sarà permesso. Dopo anni di mobilitazioni popolari, di approfondimenti e di documentazioni scientifiche fornite a tutti i livelli istituzionali, non è più tempo di “pubbliche consultazioni”, né di inviti a fornire “osservazioni ed eventuali proposte tecniche”, nella speranza per i ministeri e per gli istituti e società a cui si appoggiano, di ottenere il consenso di Enti locali e delle comunità interessate. Tutto è stato già fatto.

La volontà dei sardi è stata espressa con il referendum popolare del 2011. Il 97% ha detto NO. Il governo italiano deve riconoscere il valore democratico del Referendum.

Non ci può essere dialogo con chi parla di “aree potenzialmente idonee”, di “obiettivi di protezione”, di “colline artificiali”, di “manti erbosi” e addirittura di “criteri di buon senso e di convenienza”. Le scorie nucleari è impossibile smaltirle. Non si possono ignorare i pareri dei geologi e della Comunità scientifica internazionale secondo cui non esistono soluzioni sicure nel nostro pianeta. Le esperienze in Germania come negli USA insegnano.

Riteniamo che la Regione, i comuni, le collettività interessate, i comitati e Isde-Medici per l’ambiente non abbiano più osservazioni da presentare alla Sogin. Sarebbe una scelta inutile e di retroguardia.

Il popolo sardo e le nostre istituzioni vigilino affinché il nostro territorio venga tutelato e sia rispettata la nostra volontà espressa con il Referendum.

L’opinione di Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera