“40.000 cacciatori potranno spostarsi in lungo ed in largo per la Sardegna anche quando il resto dei cittadini sardi per le restrizioni anti-covid non potranno varcare i confini comunali o consumare un caffè al bar”, questa la denuncia della Lav.

“La nuova ordinanza della Giunta Regionale, emessa in zona Cesarini per consentire la caccia domenica 10 gennaio, va in direzione opposta a quello che in questo periodo emergenziale ci si sarebbe logicamente e responsabilmente aspettati”, prosegue la Lav.

Nei mesi scorsi LAV ha rivolto un appello al governatore Solinas chiedendo la sospensione della stagione venatoria 2020/21 per gravi motivazioni sanitarie, come previsto all’art.19 comma 1 della legge 157/92 sulla caccia, a tutela della salute dei cittadini sardi considerato anche la recrudescenza dell’epidemia e la fragilità della sanità isolana.
L’anno scorso ha visto la Sardegna al primo posto per incidenti venatori, che non sono mancati neanche in questa prima parte della stagione.

Gli incidenti, spesso gravi, mettono in crisi gli ospedali con gran parte dei reparti dedicati al Covid. Si impegnano mezzi, personale medico e di soccorso. Di recente è stato necessario un elicottero per trasportare un cacciatore attaccato da un cinghiale da Campeda a Sassari.

Numerose attività molto meno rischiose sono già vietate ai cittadini al fine di evitare incidenti e per ridurre i rischi legati al contagio. Gli assembramenti dei cacciatori per le battute di caccia, in luoghi remoti non controllabili, le attività rituali post caccia, il contatto col sangue degli animali selvatici uccisi e la macellazione sono situazioni a forte rischio di contagio.

Pratiche venatorie contro cui altri amministratori, come la sindaca di Luras ad esempio, hanno preso posizione.

L’appello di LAV è stato ignorato mentre quello dei cacciatori è stato prontamente accolto, nonostante le restrizioni nazionali di contrasto all’espansione del Covid.

Questa ordinanza ci pare irresponsabile e discriminatoria – dichiara LAV – in un momento in cui tutti i cittadini non possono spostarsi dal comune di residenza neanche per una passeggiata in bicicletta, percercare funghi o portare i bambini in spiaggia ai cacciatori è concessa una deroga che va a vantaggio di una categoria di cittadini per esercitare un’attività non necessaria che aumenta il rischio sanitario di contagio e la diffusione del virus nella Regione.

Vari divieti ed obblighi previsti nell’ordinanza, quali ad esempio il divieto di assembramento prima durante e dopo le battute e l ’obbligo di consumare il pranzo solo all’aperto con distanziamento, sono contrastanti con abitudini diffuse, comportamenti
e modalità consolidate dell’attività venatoria comprese quelle di convivialità Tutti i controlli relativi al rispetto delle stesse sono praticamente impossibili da effettuare considerato l’elevato numero situazioni a rischio, battute od aggregazioni nei centinaia di capanni o casolari sparsi nei boschi e nella vastissima macchia sarda.

Alla luce di queste considerazioni LAV si appella nuovamente al Governatore Solinas chiedendo il ritiro dell’ordinanza ed un atto responsabile di sospensione della stagione venatoria 2020/21 per gravi motivazioni sanitarie come già previsto all’art.19 comma 1 della legge 157/92 sulla caccia, a tutela della salute dei cittadini sardi.