Cecilia Marogna non ha più alcun obbligo di firma. Lo scrivono i giudici della Prima sezione penale della Cassazione – sentenza 1271 depositata oggi, dopo la camera di consiglio svoltasi ieri. Per la manager 39enne cagliaritana arrestata a Milano il 13 ottobre nell’indagine vaticana sull’ex cardinale Angelo Becciu, i giudici  hanno dichiarato inammissibile per carenza di interesse il ricorso della difesa della Marogna.

Ad avviso della Suprema Corte l’annullamento della misura cautelare – l’indagata è stata in carcere due settimane – ha come conseguenza anche il venir meno del presupposto dell’obbligo di firma. La difesa comunque aveva preferito presentare ricorso contro questa misura, nonostante la scarcerazione della donna. In particolare, Marogna, è coinvolta nell’indagine sull’ex numero due della Segreteria di Stato della Santa Sede, Angelo Becciu (anche lui indagato), ed è stata scarcerata dopo essere finita a San Vittore il 13 ottobre, a seguito dell’arresto a Milano, tramite Interpol, su mandato di cattura delle autorità vaticane con la accusano di peculato e appropriazione indebita aggravata. A rimettere in libertà Marogna era stata la Corte di Appello di Milano lo scorso 30 ottobre, i giudici le avevano però imposto l’obbligo di firma