Foto di repertorio

Secondo le prime anticipazioni sul nuovo Dpcm, il Governo avrebbe ridotto ulteriormente gli orari di asporto per i bar, con chiusura totale alle 18.

“Un vero e proprio colpo di grazia” commenta Confartigianato Imprese Sardegna, “per migliaia di piccole realtà che non potrebbero neppure mantenere quel contatto diretto con la clientela, indispensabile per avere una speranza di futuro per la propria attività”. In base ai dati di Confartigianato, le aziende che producono, distribuiscono e somministrano cibi e bevande,sono  5mila solo nell’Isola, compreso l’indotto, con 13mila lavoratori a rischio.

“Una stretta – spiega l’organizzazione – su queste attività economiche che però avrebbe un effetto cascata anche sulle difficoltà di panifici, caseifici, salumifici, birrifici e produttori di bevande, panifici e pastifici, aziende conserviere e della trasformazione dei prodotti orticoli ma anche aziende del trasporto merci, lavanderie e delle pulizie”.

“Prima di tutto è ingiusto ritenere, seppur indirettamente, queste attività di essere occasione di contagio – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – poi proprio la ristorazione e la somministrazione degli alimenti si sono dimostrati essere forse i settori dove esistono più procedure e controlli a garanzia della salute dei lavoratori e dei clienti. Per questo ci appelliamo al senso di responsabilità del Governo – continua Matzutzi – affinché non ci siano ulteriori limitazioni a queste imprese che, oltretutto, verrebbero pesantemente discriminate rispetto ad altre, come le gastronomie dei supermercati, che sarebbe autorizzate a rimanere aperte al pubblico. Si genererebbe, così, una disparità di trattamento rispetto alle medie e grandi strutture di vendita del settore alimentare, dove spesso è presente anche il reparto di cibi pronti al consumo”.