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“In un momento storico così drammatico per la nostra categoria per cui le occasioni di lavoro nel 2020 sono state pressochè inesistenti con un susseguirsi di annullamenti e nuovamente in totale fermo come da dpcm del 18 ottobre impedendoci anche di svolgere i tradizionali mercatini di Natale (momento fondamentale per le nostre attività), con speranze di ripartenza quasi nulle, secondo la visione che il governo ha del nostro operato, ci sentiamo nuovamente umiliati nel sapere che dal due al sei di Marzo, si terrà in presenza ed aperto al pubblico un evento molto grande come il Festival di Sanremo quando i piccoli eventi anche solo se nominati sortiscono l’effetto di una mala parola”, afferma Ivan Scarpa, Presidente dell’ Associazione Fieristi Italiana per la Sardegna.

“Dopo aver visti centri cittadini stracolmi di gente durante lo shopping natalizio e i centri commerciali affollatissimi, questo è l’ultimo schiaffo che ci sentiamo di prendere – prosegue Scarpa – la situazione in Sardegna è drammatica essendo la Sardegna una Regione che esprime un altissimo numero di operatori in questo settore, ma non solo gli operatori diretti, intorno c’è un numero altrettanto importante di operatori che ruotano intorno a questo mondo”.

“Basta vedere quanti mezzi o attrezzature oggi si vedono messi in vendita o peggio ancora la nuova emergenza che  si sta manifestando per il fierista, stanno ormai diventando all’ordine del giorno gli sfratti, infatti la totale mancanza di produttività, nessuna tutela sulle locazioni commerciali stanno generando un altissimo numero di richiesta di sfratti dalle strutture dove venivano custodite merci e attrezzature – incalza Scarpa – non solo un quasi nullo sostegno economico ma nessuna misura di reale sostegno all’ emergenza è stata posta in essere”.

“Per questo dal 2 al 6 Marzo proporremmo a tutti quelli che operano nel settore di aderire a una manifestazione pacifica in occasione del Festival, noi saremo li con la speranza di aprire i cuori della gente, delle Istituzioni su una situazione di forte malessere economico e nuova povertà”, conclude Scarpa.