Garau (Prociv Italia): “Nel silenzio più totale svuotati 200.000 metri cubi d’acqua della diga di Sant’Antonio”

“Nel totale riserbo, nell’arco di pochissimi giorni 200.000 metri cubi di acqua presenti nell’invaso della Diga di Sant’Antonio, sita all’interno del Parco del Gutturu Mannu al confine tra Assemini e Uta, sono svaniti nel nulla”, ad affermarlo è Emilio Garau Presidente Nazionale Prociv Italia.

“Come nel nulla è sparito il cartello di cantiere che fino a poco tempo fa era posto nella recinzione dell’area diga, di fronte al più totale silenzio, i dubbi che ne derivano sono tanti ma principalmente ci si chiede del perché a fronte di una mobilitazione a favore della salvaguardia della diga da parte della Città Metropolitana, dei Comuni di Assemini, Uta e Capoterra, di Associazioni e cittadini, la Regione con gli Enti delegati, ha sentito la necessità di svuotare la diga? – scrive in un post Garau – era così imminente il pericolo di dover agire in tutta fretta e nel massimo silenzio senza minimamente informare i Comuni territorialmente competenti?”.

“Come mai la stessa attenzione e celerità non è stata manifestata per consolidare l’alveo del Rio Gutturu Mannu e i costoni prospicienti che in numerosi punti risultano fortemente compressi dalle ultime alluvioni? – incalza Garau – come mai la stessa tempestività non è stata riposta per ripristinare il passaggio dell’acqua sotto il ponte sito nella SP1 di attraversamento nei pressi dell’incrocio con la Miniera di San Leone? (parzialmente ripristinato dopo l’ultima alluvione senza liberare dai detriti uno dei 4 tubi posti sotto il ponte creando così una situazione di grande pericolo in caso di piena)”.

“Come mai tutta questa fretta proprio in questo momento in cui manca la figura dell’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici? Infine, ci sarebbe da chiedere se per tutti i lavori che sono già stati eseguiti e per quelli tutt’ora in corso (recinzioni, posizionamento di vari cancelli, ecc.) sono state richieste le autorizzazioni ai Comuni competenti per territorio?”, conclude Emilio Garau.