“Oggi, in audizione nella commissione sanità del Consiglio regionale, l’assessore ha dato un’ulteriore conferma sul perché siamo passati dalla zona gialla a quella arancione. Ha spiegato che il governo nazionale ha assunto la decisione dopo aver preso in considerazione i dati inviati dalla Regione il 19 gennaio, che erano da zona arancione. Ha detto che l’attivazione dei posti di terapia intensiva a Sassari è avvenuta in ritardo. Ha sottolineato che il ministro della sanità non ha potuto fare nessuna deroga per la Sardegna, perché la legge non le consente”, a parlare è il consigliere regionale dei Progressisti Massimo Zedda, circa l’operato e il ruolo che la maggioranza ha avuto nel declassamento della Sardegna da ‘zona gialla’ a ‘zona arancione’.

“Su queste basi, anche solo parlare di ‘ricorsi in tutte le sedi’ è solo propaganda. Il presidente della Regione faccia di tutto per migliorare la situazione reale della Sardegna e smetta di continuare ad attaccarsi a finti ricorsi: con quanto ha comunicato il suo assessore in commissione, è chiaro a tutti che siamo di fronte all’ennesimo annuncio senza possibilità di riuscita. Piuttosto il presidente dovrebbe spiegare perché se mercoledì era già evidente il declassamento della Sardegna a fronte dei dati del giorno prima, si sia continuato a dire che tutto era a posto inducendo quindi i titolari di bar e ristoranti a programmare le aperture del fine settimana con le spese per le forniture. L’obiettivo di tutti deve essere quello di uscire quanto prima dalla zona arancione, rientrare in quella gialla e poter raggiungere presto quella bianca permettendo così al tessuto economico-produttivo, alle lavoratrici e ai lavoratori di riprendere le proprie attività. Per farlo serve tutta la chiarezza che sino ad ora non c’è stata. Tra i dati sbagliati inviati dalla Regione al Governo nazionale potrebbero esserci anche quelli relativi al numero di positivi nei Comuni dell’Isola. I sindaci lo dicono da tempo, le comunicazioni dell’ATS sono incomplete e spesso confuse. Di sicuro tardive rispetto alle notizie sui contagiati o sui guariti che loro, nelle proprie comunità, ricevono direttamente dalle cittadine e dai cittadini”, attacca Zedda, affidando le sue parole a un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

“Lo racconta il sindaco di Nuraminis, Stefano Anni: ‘Ci danno 33 positivi, ma tra questi ci sono cittadini deceduti due mesi fa e altri negativizzati da tre mesi. I positivi nel nostro paese oggi sono 4, non 33’. Quando lo ha segnalato il dato è stato modificato, ma in modo sbagliato: sul portale hanno registrato 7 positivi, ‘un dato comunque sballato’. A Nuragus la situazione è ancora più particolare: ‘Nonostante l’Ats continui a segnalarci 23 persone positive, la nostra situazione attuale è di zero contagi’, dice il sindaco Giovanni Daga, «speriamo che questa discrepanza tra dati formali e dati reali si possa risolvere presto e che il sistema provveda all’aggiornamento, per avere un monitoraggio attendibile». Lo stesso (persone purtroppo decedute che risultano ancora ricoverate, cittadini che risultano una volta guariti e un’altra in isolamento) accade anche a Quartu Sant’Elena, la terza città della Sardegna. In questa situazione di emergenza costante, le comunicazioni ufficiali e quelle alle cittadine e ai cittadini dovrebbero essere improntate sulla massima trasparenza. Anche per dare una speranza di riapertura alle migliaia di persone che oggi sono state costrette a fermare le proprie attività”, conclude il consigliere dei Progressisti.

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