Prosegue l’indagine epidemiologica dell’Aou di Sassari a seguito del cluster di infezione Covid nel reparto di Medicina interna del Santissima Annunziata. Al momento il monitoraggio ha permesso di individuare la positività di 24 pazienti (+10 rispetto a venerdì 22 gennaio). E’ in fase di accertamento, invece, la condizione di un solo operatore in servizio nel reparto. Sono negative anche tutte le degenti del reparto Medicina donne e così anche lo stesso personale sanitario impiegato nell’unità operativa.

I pazienti positivi sono stati trasferiti nei reparti Covid mentre restano in reparto i pazienti negativi. In Medicina uomini i ricoveri restano ancora temporaneamente sospesi, in attesa si concluda il periodo di osservazione.

«Questo è un periodo particolarmente critico – afferma il direttore di Medicina interna Francesco Bandiera – l’infezione è ormai diffusa ovunque tra la popolazione e diventa difficile la sua tempestiva individuazione. È possibile, come avvenuto da noi ma anche in tanti altri ospedali d’Italia, che un paziente in ingresso al PS risulti essere asintomatico e in incubazione, e non venga rilevato dal tampone. Il paziente, poi, si positivizza dentro il reparto che è costretto a sospendere i ricoveri per periodi lunghi. E allora, è importante individuare misure per ridurre il carico delle Medicine interne attraverso un’attenta rete tra le strutture ospedaliere».

Nei giorni scorsi intanto, la direzione generale dell’Aou di Sassari ha approvato le “linee di indirizzo sull’uso appropriato dei test diagnostici per Sars Cov-2 e la loro interpretazione clinica”. Queste rappresentano un passo avanti nella diagnostica del coronavirus e fanno il punto sulle strategie diagnostiche del Covid, alla luce delle ultime acquisizioni tecniche e scientifiche.

Nel protocollo – elaborato dalla Direzione medica di Presidio, dal Pronto soccorso, dalle Malattie infettive, dalla Microbiologia e virologia, dall’Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere e dalla Medicina interna – si prevede che, oltre ai tamponi in ingresso fatti in Pronto soccorso, vengano effettuati ulteriori tamponi a 48 ore dal ricovero.

«A circoscrivere il cluster – afferma il responsabile della Sorveglianza sanitaria, Antonello Serra – sono stati anche i dispositivi di protezione individuale adeguatamente utilizzati da medici e infermieri».

«Nell’evenienza di un cluster epidemico – prosegue –, dal momento della individuazione della infezione, i nostri protocolli prevedono per dieci giorni un controllo ogni 48 ore, integrando i test molecolari con quelli antigenici di ultima generazione che consentono un monitoraggio in tempo reale».

«Inoltre – conclude Serra – il Pronto soccorso ha adottato procedimenti per velocizzare il transito dei pazienti e il monitoraggio delle possibili infezioni in prossimità del ricovero, attraverso tamponi antigenici di ultima generazione a immunofluorescenza, e ha adeguato costantemente i percorsi all’evoluzione epidemiologica».