Il giudice per le udienze preliminari di Cagliari deciderà il 15 aprile sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura distrettuale nei confronti dei 45 antimilitaristi finiti al centro dell’inchiesta ‘Lince’ della Dda e della Digos. In cinque sono sospettati di associazione eversiva, mentre per gli altri si tratta di reati minori come resistenza, danneggiamento e imbrattamento, legati alle manifestazioni effettuare davanti alle basi militari di Decimomannu, Teulada e Quirra.

Oggi davanti al Gup si sono costituiti come parti civili il Ministero dell’Interno e le Poste Italiane, i cui uffici erano stati imbrattati per protesta. Il pubblico ministero della Dda, Guido Pani, ha rinnovato per tutti la richiesta di rinvio a giudizio, mentre due indagati per resistenza hanno chiesto la messa alla prova. Gli indagati accusati di associazione eversiva sono Roberto Bonadeo e Valentina Maoret (32 e 36 anni), ritenuti i promotori di un gruppo “anarco-insurrezionalista che si propone il compimento di atti di violenza”, oltre a Gianluca Berutti (39), Marco Desogus (25) e Davide Serra (26). Per loro pende anche una misura di sorveglianza speciale ora al vaglio del Tribunale.

L’indagine della Dda era nata dalle manifestazioni contro le basi militari che di erano tenute tra il 2014 e il 2017. Per la stragrande maggioranza degli indagati i reati contestati sono danneggiamento, resistenza o imbrattamento, anche se alcuni devono rispondere anche di rapina impropria. Mentre in aula si svolgeva l’udienza, fuori dal Tribunale per tutta la mattina una settantina di giovani ha manifestato e scandito slogan, sorvegliati da agenti della polizia e carabinieri. Ci sono stati anche fumogeni e striscioni issati davanti al palazzo di giustizia, ma senza momenti di tensione. Il 15 aprile la parola passerà alle difese.