Crescono sempre più i numeri di chi per protesta entra a far parte del movimento Io apro, in particolare tra proprietari di bar, pizzerie, ristoranti e palestre contro la zona arancione entrata in vigore in Sardegna domenica 24 gennaio. Anche Capoterra, nell’hinterland cagliaritano si è unita a Carbonia nelle proteste per dire No alle chiusure. Durante la mattinata una delegazione è stata ricevuta a Cagliari dall’assessore regionale del Commercio e Turimmo, Gianni Chessa. “Condivido le preoccupazioni e le richieste degli imprenditori che operano nel settore della ristorazione, dello sport e dello spettacolo, che da tanto tempo sono costretti ad aperture limitate” ha spiegato dopo la riunione l’esponente della giunta Solinas.

Tutti d’accordo: “Queste attività che hanno fatto investimenti ingenti per mettersi in regola e rispettare le regole del distanziamento e della sanificazione dei locali – ha spiegato – ora si trovano in grosse difficoltà. A causa del perdurare dell’emergenza sanitaria, molte attività sono in pesante difficoltà e rischiano di non riaprire più”. I titolari di bar e ristoranti chiedono però che si passi dalle parole ai fatti. “È stato un incontro cordiale e costruttivo – spiega Antonio Loddo, ristoratore di Carbonia – Noi abbiamo chiesto che la Sardegna sia come Bolzano, con le aperture di mattina e di sera, sino alle 22, con il conto sul banco un quarto d’ora prima (anche se in alto Adige ci si prepara alla chiusura dei ristoranti da domenica, ndr). E abbiamo chiesto anche di parlare con il presidente della Regione Christian Solinas: crediamo che sia opportuno che ascolti direttamente da noi le richieste del settore”.

Proposte e trattative in corso. “Tutto molto importante – continua Loddo – ma è chiaro che ora ci attendiamo risposte e fatti. Il comitato Io apro sta crescendo, riceviamo adesione da tantissimi colleghi, ma anche da titolari di palestre e di operatori del mondo dello spettacolo. Se queste risposte non dovessero arrivare siamo pronti a organizzare un’apertura generale di protesta – incalza – occorrono fatti e anche in fretta perché ne va della nostra sopravvivenza”.