“Con un atto di portata storica il Governo ha deciso di revocare, non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia saudita ed Emirati arabi uniti”. A comunicare la decisione è la Rete italiana pace e disarmo. Secondo quanto appreso dalla Rete, “il provvedimento riguarda almeno 6 diverse autorizzazioni già sospese con decisione presa a luglio 2019 tra le quali la licenza MAE 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016 durante il Governo Renzi (relativa a quasi 20mila bombe aeree della serie MK per un valore di oltre 411 milioni di euro). La revoca decisa dall’Esecutivo per questa sola licenza andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni”.

La Rete pace e disarmo esprime soddisfazione per “una decisione che pone fine – una volta per tutte – alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione o possano contribuire a peggiorare la già grave situazione umanitaria nel Paese. Un atto che, soprattutto, permette all’Italia di essere più autorevole sul piano diplomatico nella richiesta di una soluzione politica al conflitto”. La ong ringrazia quindi “i membri del Parlamento ed in particolare della Commissione Esteri della Camera che hanno dedicato attenzione a questo tema, proponendo ed approvando un’importante Risoluzione nel dicembre 2020 che ha impegnato in primo luogo l’esecutivo a prorogare la sospensione all’export di armamenti verso i due Paesi della Penisola arabica. Esprimiamo inoltre soddisfazione per la rapidità e la fermezza con cui il Governo ha dato seguito a questo atto di indirizzo, orientandosi non solo verso la proroga della sospensione disposta nel luglio 2019 ma revocando anche le precedenti licenze come proposto dall’atto parlamentare”.

Cgil “si tutelino lavoratori”

Con quello che sembra il definitivo stop alle licenze di esportazione per bombe verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, dopo la sospensione di 18 mesi decretata dal Governo, si fa sempre più critica la situazione lavorativa dei circa 200 operatori, tra diretti e indiretti, della fabbrica Rwm di Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente. Attualmente, fa sapere la Cgil, nella sede del Sud Sardegna della Rwm Italia Spa, industria con sede legale a Ghedi (Brescia) e di proprietà del gruppo tedesco Rheinmetall, la produzione di armi è praticamente ferma. I 90 lavoratori diretti sono in cassa integrazione, mentre erano già stati tagliati altri 80 posti di contratti a termine non rinnovati a fine estate 2020. “Rispettiamo sempre le decisioni di tipo governativo, oltrettutto basate anche su questioni etiche ma mi pare che si continuino ad affrontare i problemi a metà – dice all’ANSA il segretario Filctem-Cgil del territorio Emanuele Madeddu – e chiediamo a chi governa quali sono le scelte che vengono messe in campo per tuteleare il lavoro e i lavoratori”. Intanto, mentre un Comitato spontaneo continua a chiede la riconversione della fabbrica, sul tavolo del Mise giace una proposta presentata a dicembre dalle delegazioni sarde di Donne Ambiente Sardegna e Sardegna Pulita, con Wilpf Italia – Women’s International League for Peace and Freedom con la quale si propone di realizzare a Domusnovas un Centro Caseario regionale al posto della fabbrica di ordigni bellici della Rwm.