Utilizzava prestanome ai quali intestava l’azienda che chiudeva per non pagare le tasse, contabilizzava ed emetteva fatture false per operazioni e acquisti mai effettuati, faceva sparire le memorie o addirittura gli interi registratori di cassa per non contabilizzare quelle poche operazioni regolari.

In questo modo per molti anni ha frodato il fisco italiano per milioni di euro, creando un vero “impero” economico. Indagato l’imprenditore cinese Jin Lirong, attualmente irreperibile. Oggi la Gdf di Oristano ha messo i sigilli al suo patrimonio in Italia, sequestrando l’azienda “Jin” e beni e denaro per oltre 2,5 milioni di euro.

Quanto guadagnato gli ha permesso di vivere nel lusso, pagare gli studi ai figli in prestigiose scuole d’oltremanica e realizzare in Cina un centro commerciale grande 10mila metri quadri. Ora Jin Lirong è indagato per dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione dei redditi e occultamento e distruzione di scritture contabili. A carico dell’imprenditore è stato anche emesso il provvedimento di divieto di espatrio.

Sono partite cinque anni fa le indagini che oggi hanno portato al sequestro a Oristano dell’impero economico dell’imprenditore cinese Jin Lirong e ai sigilli alla sua azienda ‘Jin’ affidata a un amministratore giudiziario nominato per proseguire l’attività aziendale. Tutto è partito dall’accertamento fiscale nel 2016 della società “Il paradiso dello shopping s.r.l.” al termine della quale la rappresentante legale, nipote dell’imprenditore, è stata condannata con sentenza definitiva per frode fiscale per aver evaso quasi 3milioni di euro di tasse. Proprio scavando sul passato di quell’azienda i militari delle Fiamme gialle hanno scoperto che dal 2009 aveva cambiato più volte intestazione e titolari per creare delle ‘scatole vuote’ prima dei controlli fiscali. I Finanzieri, coordinati dalla Procura di Oristano, hanno così scoperto che dietro l’azienda e i vari prestanome c’era Jin Lirong “soggetto che, a fronte di redditi personali risibili – spiegano dalla Gdf – è titolare di disponibilità finanziare per diverse centinaia di migliaia di euro in Cina e si permette di sostenere spese per circa 80mila euro l’anno per far studiare i 3 figli minori in prestigiose scuole d’oltremanica”.

Inoltre nel 2018 la moglie, al momento dell’imbarco dall’aeroporto di Elmas per la Cina, era stata trovata in possesso di 30mila euro in contanti. Per anni, secondo gli inquirenti, l’imprenditore e i suoi prestanome hanno frodato il fisco, emettendo fatture false per acquisti inesistenti gonfiando i costi aziendali. Alcune delle fatture erano ‘fatte in casa’ tanto che i fornitori, ben 140 distribuiti in tutta Italia, contattati dalle Fiamme gialle, hanno dichiarato di non aver mai emesso quei documenti contabili. Ma non solo. “Periodicamente – spiegano dalla Gdf – le aziende di volta in volta create per gestire l’attività e intestate a prestanome o a parenti dell’imprenditore, chiudevano i battenti e i titolari si rendevano irreperibili”. Cosa accaduta anche nel caso della nipote alla quale è subentrato un nuovo soggetto economico solo inizialmente pulito.