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Distinzione tra le imprese che operano in serie e quelle, più piccole e vulnerabili, che fanno una lavorazione prevalentemente manuale e in più artistica, tipica o tradizionale; riapertura della Vetrina regionale dell’Artigianato Sardegna per consentire il censimento ufficiale delle imprese del settore e l’assegnazione dei ristori ad una categoria devastata dall’emergenza Covid 19. Sono alcune delle richieste formalizzate dal presidente della Cna Artistico e Tradizionale Peppino Mele che ha ribadito all’assessore regionale Artigianato, Turismo e Commercio Gianni Chessa l’urgenza di un ristoro economico che garantisca la sopravvivenza di molte aziende del settore che stanno soffrendo particolarmente, anche a causa dell’annullamento di eventi pubblici, fiere e cerimonie.

“Le nostre attività, al contrario di altri settori e in maniera del tutto inspiegabile, non sono state beneficiarie di ristoro alcuno – scrive Peppino Mele, evidenziando alcune questioni di cui le imprese si preoccupano da anni e ad oggi appaiono come problemi la cui soluzione non è più rinviabile. La prima è dovuta al fatto che il codice Ateco – utilizzato come discriminante per destinare o meno i fondi “ristoro” a determinate categorie produttive – non fa distinzione tra imprese che operano in serie e imprese che fanno una lavorazione prevalentemente manuale e in più artistica, tipica o tradizionale. “Questo – rileva Mele – significa che le aziende più piccole e vulnerabili, non hanno nessun tipo di tutela e sono considerate alla stessa stregua della grande industria, pur rilevandosi una differenza enorme in termini di struttura e di mercato di riferimento”.

Secondo dati incrociati, elaborati dalla Cna Sardegna, le imprese del settore Artistico e tradizionale nella nostra regione sono circa 400 e impiegano oltre 600 addetti, ma è molto difficile avere dei numeri precisi. “Mai come in questo periodo abbiamo verificato quanto, nella pratica, quella sorta di albo nell’albo che distinguesse le imprese del settore artistico da tutte le altre, fosse importante – spiega Mele -. Siccome non è possibile chiedere alle Camere di Commercio che questo elenco venga istituito tardivamente, sarebbe utile che la Vetrina dell’Artigianato Sardegna divenisse una sorta di censimento volontario ma ufficiale delle imprese che operano nel campo e che divenisse altresì la discriminante per assegnare fondi ristoro alla categoria. Il suo accesso – aggiunge il presidente della Cna Artistico e Tradizionale – dovrebbe essere riaperto in maniera permanente e la sua struttura potenziata, anche con la possibilità della vendita online”.

Il distanziamento sociale, i vari lockdown e l’annullamento di quasi tutte le iniziative pubbliche, le fiere per prime, hanno infatti evidenziato per le imprese l’esigenza di avere una presenza qualificata sul web e di potenziare il commercio elettronico. Tuttavia, evidenzia Mele, per molte piccole aziende questo è un passaggio impegnativo, non sempre sostenibile senza un supporto qualificato che permetta loro di presentarsi nel mercato online, anche su una piazza internazionale. Ancor di più oggi, in assenza di liquidità e con un futuro incerto da ogni punto di vista.

Per questo motivo la Cna ribadisce la necessità di ragionare su una misura simile al cosiddetto Decreto Ristori, dedicata unicamente alle imprese del settore, che preveda un bonus regionale a favore degli artigiani che rientrano in determinati codici Ateco e che abbiano subito un significativo decremento del fatturato nel 2020 rispetto al 2019. Al fine di evitare azioni di abuso, l’associazione di categoria ipotizza, come detto, che i fattori premianti per l’accesso alle risorse siano, tra gli altri, l’iscrizione alla Vetrina dell’Artigianato Artistico della Sardegna, la storicità dell’azienda oppure la precedente partecipazione alle edizioni di altre iniziative fieristiche che hanno luogo direttamente o indirettamente con l’intervento della Regione Sardegna oltre che, ovviamente, l’iscrizione all’albo delle imprese artigiane. “La chiusura di una bottega artigiana non è solo un fallimento per la collettività tutta, è anche un pezzo di storia, di cultura e di identità della regione che sparisce”, conclude Mele, chiedendo un incontro urgente all’assessore Chessa: “è un danno che non ci possiamo permettere”.