In riferimento all’articolo dal titolo “Petrolio dell’Isis nelle raffinerie sarde,
nuove perquisizioni in Svizzera”, pubblicato in data 4 febbraio 2021, in qualità di legale della società Petraco Oil Company SA, desidero fornire alcune precisazioni al fine di esigere la rettifica immediata delle molte inesattezze e falsità contenute nell’articolo in
questione.

Ferma restando, come verrà opportunamente provato nelle sedi opportune, la totale
estraneità di Petraco Oil Company e dei suoi dipendenti rispetto alle ipotesi
d’accusa in relazione alle quali sta indagando la Procura della Repubblica di
Cagliari, preme innanzitutto evidenziare che, contrariamente a quanto da Voi
riportato – “dopo le perquisizioni alla Saras ora è la volta degli uffici in Svizzera
della Petraco Oil Company” – non vi è stata alcuna recente attività di perquisizione
presso gli uffici della Petraco in Svizzera nell’ambito dell’indagine suddetta, di cui
la Vostra testata ha già dato notizia in data 8 ottobre 2020: le uniche perquisizioni
nei confronti di tale società, sono avvenute contestualmente a quelle che hanno
riguardato gli uffici di Saras, in data 30 settembre 2020, circostanza già
ampiamente riportata dalla stampa locale e nazionale.

La falsa notizia di “nuove perquisizioni in Svizzera” appare volta, invece, ad
ingenerare in chi legge l’erroneo convincimento che l’indagine in corso si sia
arricchita di nuovi elementi di sospetto nei confronti della società Petraco Oil
Company, così contribuendo ad arrecare alla società ulteriori danni di immagine e
reputazionali, che si sommano a quelli, già significativi, patiti fino ad oggi a causa
dei vari articoli di stampa che si sono occupati, in modo superficiale e
sensazionalistico, della vicenda.

Inesatte ed imprecise sono poi le affermazioni sulla provenienza del petrolio
oggetto dell’indagine – “i finanzieri ritengono inoltre che il carico sia arrivato
direttamente dall’Iraq, senza mai passare dalla Turchia” – e quelle relative al
coinvolgimento dell’Isis nella commercializzazione dello stesso – “a muoverlo
sarebbe stati piuttosto i curdi e prima ancora i terroristi Isis” – che non trovano
alcun riscontro negli atti di indagine.

La ricostruzione dell’indagine da Voi offerta nell’articolo, imprecisa in alcuni
punti e completamente falsa in altri, consente in effetti di affermare che,
contrariamente a quanto l’autore intendere far trasparire attraverso i vari
virgolettati presenti nell’articolo, la fonte delle notizie riportate non siano atti di
indagine di cui sarebbe entrato in possesso ma, bensì, altre notizie di stampa
intervenute sul tema, liberamente rielaborate con il fine di ridare risalto alla
vicenda, anche a costo di inventare la notizia circa nuove perquisizioni avvenute
presso la sede di una delle società coinvolte.

Orbene, come è noto, nel nostro ordinamento l’esercizio del diritto di cronaca
giornalistica incontra un limite invalicabile innanzitutto nella verità delle notizie
riportate, che si traduce nel dovere del giornalista di verificare le informazioni
ottenute dalle sue fonti, al fine di accertare la fondatezza di quanto divulgato: è
evidente che, nel caso dell’articolo in esame, tutto ciò non è avvenuto, con la
conseguenza che sono state diffuse una serie di notizie false che ledono sia
l’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti che l’interesse privato a che non siano
pubblicate notizie false idonee a lederne l’immagine e la reputazione.

Tanto premesso, si richiede di rettificare urgentemente e con effetto immediato
quanto riportato nell’articolo “Petrolio dell’Isis nelle raffinerie sarde, nuove
perquisizioni in Svizzera” del 4 febbraio 2021, confermando che, in ogni caso, la
società Petraco Oil Company si riserva di intraprendere in ogni sede tutte le azioni
che si riterranno idonee alla tutela della propria immagine e reputazione e ad
ottenere il dovuto risarcimento dei danni già patiti a causa della pubblicazione di
notizie false.