Il nuovo esecutivo con Draghi come premier vede l’approvazione di Berlusconi, Zingaretti, Salvini e si chiude così il secondo giro di consultazioni del presidente incaricato, ma arriva un colpo di scena da Grillo, che rinvia il voto su Rousseau per evitare una spaccatura che può essere fatale al tentativo dell’ex presidente della Bce.

. Oggi alla Camera la sfilata di Regioni, sindacati e Confindustria.

‘Aspettiamo a votare che Draghi abbia le idee chiare, un po’ di pazienza. Ho detto no alla Lega e lui mi ha risposto… non lo so, vediamo…’, dice Grillo nel video in cui definisce Draghi ‘un grillino’. Arriva la replica di Salvini: ‘Incredibile Grillo. Noi confermiamo il nostro atteggiamento costruttivo, responsabile, positivo e che ci porta a non parlare di ministeri e a non mettere veti’.

Stop Grillo a voto Rousseau, “Draghi uno di noi” “Pensavo fosse un banchiere di Dio invece è un grillino”. A tarda sera arriva, atteso come se fosse una benedizione da buona parte del M5S, l’endorsement di Beppe Grillo a Mario Draghi e lo stop al voto degli iscritti. Il Garante del M5S, dopo la decisione di mettere su Rousseau la votazione sul governo guidato dall’ex governatore della Bce, è costretto a tornare a Roma e, a sorpresa, a partecipare nuovamente alle consultazioni con Draghi. Serve l’impronta del fondatore sul sì del Movimento al nuovo governo per piegare la trincea dei “contras”, folta al Senato e foltissima tra gli attivisti. Con al conseguenza che, un no della base a Draghi, porterebbe ad una sicura scissione nei gruppi pentastellati. La decisione di affidarsi al voto agli iscritti scatena una guerra fratricida nel Movimento che, secondo fonti parlamentari qualificate, innesca una tensione altissima tra Grillo e Davide Casaleggio, sebbene dall’Associazione Rousseau neghino qualsiasi attrito. E perfino il post con cui il capo politico annuncia, poco dopo ora di pranzo, che il M5S chiederà a Draghi quale sia il perimetro politico della maggioranza, finisce sotto attacco da parte dell’ala pro-governo del Movimento, la più numerosa alla Camera e, probabilmente, anche al Senato. “Se vince il no su Rousseau qui facciamo la scissione al contrario”, spiega nel pomeriggio un big del gruppo a Montecitorio facendo capire che i pro-Draghi potrebbero anche non rispettare il voto “dell’intelligenza collettiva”. Serve che Grillo ritorni in campo. E l’ex comico lo fa. In un video sottolinea alla base come Draghi abbia detto sì al reddito di cittadinanza e all’ambiente come pilastro del nuovo governo. Ma per votare su Rousseau chiede di aspettare. Serve insomma un altro segnale da parte del premier incaricato, che eviti la spaccatura del M5S. E un segnale potrebbe avvenire, secondo un’interpretazione che circola nel Movimento, quando Draghi parlerà al Quirinale dopo il giuramento. E, soprattutto, dopo che avrà stilato la lista dei ministri del nuovo governo. Un governo nel quale Grillo e i vertici del M5S puntano dritti ai temi della transizione ecologica. Nel frattempo, impazza la campagna dei parlamentari a favore o contro il governo. In serata i “contras” si vedono via Zoom al V-Day contro Draghi, per sfogarsi e contarsi, anticipati dall’intervista ad Andrea Scanzi con cui Alessandro Di Battista, proprio mentre Grillo è nella Sala dei Busti con Draghi, ribadisce il suo “no” al professore e al governo con FI e Lega, assicurando che continuerà la battaglia dentro il Movimento. La tensione è altissima. Neppure la mediazione del voto di astensione, proposta dallo stesso Di Battista e da Barbara Lezzi, è una exit strategy. Anche perché, l’ala governista, nell’esecutivo Draghi, ci vuole entrare eccome. E poi ci sono i pontieri, i mediatori e gli indecisi che vogliono prima vederci chiaro proprio sulla natura politica del governo. “Basta protagonismi”, avverte Luigi Iovino. “Questa campagna elettorale interna è uno spettacolo indegno”, incalza Fabio Castaldo. In mezzo a questa tempesta, nel pomeriggio, torna a Roma Beppe Grillo. Agli uffici della Camera, questa volta, l’ex comico si fa più leader e meno showman. Parla soprattutto ai gruppi, in una riunione in cui mancano sia Luigi Di Maio che Giuseppe Conte. Da lì gira il video con cui congela il voto su Rousseau. Chiedendo “pazienza” ma, volutamente, senza precisare la nuova data della votazione. E’ un modo, implicitamente, anche per “far sbollire” l’ala “dibattistiana”. Con conseguenze al momento avvolte nella nebbia: ma, stando alle ultime indiscrezioni, la votazione su Rousseau potrebbe essere indetta dopo che Draghi scioglierà la riserva e prima che andrà in parlamento a chiedere la fiducia. Quando, insomma, al M5S sarà più chiaro quanto di pentastellato entrerà nel programma e magari anche nella squadra di governo.

Sulla strada del professore l’unico stop è di Fratelli d’Italia: ‘Ha detto no alla flat tax’, dice Meloni. Salvini invece conferma piena apertura, anche sul fisco: ‘Non aumenta le tasse. Chiediamo la pace fiscale’. Svolta della Lega anche al Parlamento europeo con il sì al Recovery. Credito senza condizioni da Berlusconi, al ritorno in prima persona alle consultazioni. Il Pd non pone veti: ‘La Lega? Il perimetro del governo lo decide Draghi’, dice Zingaretti.

Al via gli incontri delle parti sociali con il premier incaricato Mario Draghi. Chiuso il secondo giro di consultazioni con i partiti, si apre il dialogo con i sindacati e le imprese, in un fitto calendario di appuntamenti da mercoledì mattina alla Camera dei deputati. Un passaggio atteso. Era stato lo stesso Draghi, subito dopo aver ricevuto l’incarico per la formazione di un nuovo governo, al Quirinale, a dirsi “fiducioso che dal confronto con i partiti ed i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile e positiva”. Parole che hanno portato i sindacati a vedere l’avvio di una nuova fase e a richiamare anche la concertazione sul modello di Carlo Azeglio Ciampi. In programma un lungo giro di incontri che vedrà partecipare in mattinata prima l’Abi e l’Ania, quindi Confindustria con il presidente Carlo Bonomi, Confapi, e poco dopo Cgil, Cisl e Uil con i segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri. A seguire l’Ugl e tra gli altri, nel pomeriggio, Unioncamere, le diverse associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani e poi l’Alleanza delle cooperative.

E’ un primo appuntamento che da molti viene visto soprattutto di “ascolto” ma in cui non mancheranno di essere messi sul tavolo alcuni dei temi sentiti come più urgenti dai rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, a partire proprio dal lavoro. E, come primo punto, per i sindacati, la necessità di prorogare lo stop ai licenziamenti oltre il 31 marzo e la cig Covid. Insieme, come sollecitato anche da Confindustria, alla non più rinviabile esigenza di riformare gli ammortizzatori sociali. Ma anche, soprattutto per le associazioni di categoria, di garantire il sostegno alle attività chiuse o comunque danneggiate dalle misure restrittive anti-Covid, con ristori veloci e adeguati alle perdite. Punto comune l’utilizzo pieno ed efficace delle risorse europee con il Recovery plan e l’attuazione delle riforme che il Paese aspetta da anni. Di certo, Cgil, Cisl e Uil sono pronti a chiedere anche al premier incaricato di prorogare il blocco dei licenziamenti, per tutti, finchè ci sarà l’emergenza e di continuare con la cassa Covid. Una difesa del lavoro accompagnata da una riforma degli ammortizzatori sociali in senso universale, dal rilancio delle politiche attive e investimenti per creare occupazione. “Daremo un giudizio sul merito delle questioni”, afferma Bombardieri rimarcando l’importanza della coesione sociale e di “coinvolgere tutte le parti del Paese”, in un momento “così drammatico”. T

ema, quello dei licenziamenti, su cui la posizione di Confindustria è differente: sì a mantenere il blocco, parallelamente alla cassa Covid gratuita per le imprese, sostiene via dell’Astronomia, ma in maniera selettiva, ovvero solo per i settori in grande difficoltà o che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali. Centrali, inoltre, per i sindacati, il piano di vaccinazione, la salute e sicurezza e le altre riforme come quella fiscale, che rispetti il principio della progressività, quella delle pensioni, che garantisca maggiore flessibilità in uscita e superi la legge Fornero e quella della Pa. A sostenere il tema delle riforme anche Confindustria, il cui auspicio è che ci sia un governo stabile, una necessità per il Paese. Che ascolti le imprese e sia attento al sistema produttivo. Tra le riforme guarda in particolare a Pa e fisco, per un sistema più snello e semplice; alla giustizia, sostenendo che i tempi lunghi scoraggiano le attività d’impresa; e, appunto, alla riforma degli ammortizzatori sociali, che ribalti l’attuale sistema incentrandolo sulle politiche attive, anziché passive, guardando innanzitutto alla formazione. Necessario, inoltre, continuare con il Piano Industria 4.0 e spingere su innovazione e digitalizzazione.

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