sanit-and-agrave-bollino-rosa-al-giovanni-paolo-ii-di-olbia

“Quanto è accaduto dal 25 gennaio, data del mio ricovero per una polmonite non collegata al Covid-19, è stato documentato tramite dirette, video e foto sui social, perciò è tutto vero e sono infondate le accuse di aver diffuso fake”. Marco D’Angelo, olbiese, ha avviato una protesta dopo essere stato ricoverato al Giovanni Paolo II contro l’Assl gallurese per denunciare disservizi e disfunzioni. L’azienda sanitaria non ha però fatto attendere la replica, annunciando di voler adire le vie legali per salvaguardare l’immagine e la professionalità della Assl.

Marco, dal canto suo, risponde così: “Una dottoressa mi aveva annunciato che avrei dovuto trascorrere lì un periodo di 14 giorni di quarantena”, racconta all’ANSA. “Dopo la diffusione dei video e delle foto mi è stato detto che avrei dovuto fare la quarantena a casa, con mia madre cardiopatica e con altri problemi di salute, in un appartamento piccolo e con un solo bagno”. D’Angelo ribadisce le lamentazioni già espresse sui social e conferma le sue accuse. Nei video denunciava sporcizia, promiscuità con pazienti positivi al coronavirus, cibo scadente. “Attraverso i social network è stata avviata una campagna denigratoria degli operatori sanitari della Assl di Olbia, fondata su situazioni infondate e documentate con artifizi realizzati ad hoc volte a dimostrare, in malafede, la malasanità gallurese”, era stata la risposta dell’Assl. “La Direzione tutelerà per le vie legali l’immagine dell’azienda e dei suoi operatori”, era l’avvertimento cui l’autore della denuncia social replica.

“Ho già dato mandato al mio avvocato, ci vedremo in tribunale”, conclude D’Angelo.