Tiana Tola, l’ex campionessa sassarese di judo, è morta improvvisamente, in circostanze che si sarebbero potute verificare anche fuori dal ricovero, e non c’è niente che possa fare pensare a responsabilità dei sanitari che l’avevano in cura. È la conclusione verso cui sembra orientata l’inchiesta aperta dalla Procura di Sassari e affidata al sostituto procuratore Paolo Piras in seguito all’esposto presentato dal figlio, Francesco Ardisson, tramite il legale Alessandra Delrio.

Il convincimento che sta maturando tra gli inquirenti fonda su quanto evidenziato dall’autopsia eseguita oggi dal medico legale Salvatore Lorenzoni nell’Istituto di Patologia forense dell’Università di Sassari, dalla quale è emerso che Sebastiana Tola, per tutti Tiana, 60 anni, è deceduta il 2 febbraio per uno scompenso cardiaco acuto su base ischemica, ossia per una coronaropatia che nulla ha a che vedere con le problematiche respiratorie lamentate. A indurre i familiari a chiedere che si indagasse sulla sua morte era stato il fatto che la donna fosse stata trovata con il volto bluastro, riversa su un fianco e con le braccia rivolte in avanti, come se durante la notte avesse tentato invano di raggiungere il campanello per la richiesta urgente di assistenza e soccorso da parte degli operatori del reparto di Neurologia delle Cliniche Universitarie di San Pietro, dove era ricoverata. Ex campionessa di judo pluripremiata a livello nazionale, sposata, un figlio di 32 anni, da tempo era alle prese con una grave miastenia, una malattia autoimmune caratterizzata da un’interruzione nella trasmissione dei segnali contrattili tra i nervi e i muscoli. Era stata ricoverata il 5 gennaio per un’insufficienza respiratoria, ma pochi giorni prima della sua morte i medici avevano rassicurato i familiari dicendo loro che presto sarebbe tornata a casa per proseguire le cure a domicilio.

Il 2 febbraio la morte, che secondo gli accertamenti sin qui condotti è stata improvvisa e non imputabile alla responsabilità dei sanitari che si stavano curando di lei.