Alle domande dei giudici hanno sostenuto convintamente di aver avuto un ruolo marginale in tutta la vicenda. È quanto emerge al termine dell’interrogatorio di due dei sei ragazzini indagati nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Tempio e da quella del Tribunale per i minorenni circa il decesso ad Arzachena di Abdellah Beqeawi, 54 anni, per tutti Filippo, un senza tetto di origine marocchina che viveva da parecchio nella città gallurese.

Ufficialmente morto per infarto la sera del 22 dicembre scorso, nel parcheggio sotterraneo di un supermercato, l’uomo era stato vittima di aggressioni, umiliazioni, torture e brutali pestaggi scoperti grazie alla diffusione sui social di alcuni video registrati dagli stessi protagonisti, i cui telefonini sono stati sequestrati. Le immagini ritraggono i sei (cinque minorenni di età tra i 14 e i 16 anni e uno maggiorenne) che prendono di mira il clochard. Un ragazzo lo colpisce con un calcio volante alla schiena, aggredendolo alle spalle fra le risate compiaciute degli amici. Un altro fa finta di offrirgli una sigaretta ma gli spegne la cicca sul palmo della mano prima di colpirlo con un calcio allo stomaco. Un altro spinge il carrello della spesa con forza contro le sue gambe, fino a farlo cadere. Un video emerso più di recente mostra il clochard prendere qualcosa dal cofano della vecchia auto abbandonata nel parcheggio sotterraneo del supermercato, da un anno il suo rifugio: un ragazzo arriva da dietro mentre è chinato sul portabagagli con lo sportello aperto e gli sferra un calcio, facendogli sbattere con violenza la testa. Le indagini affidate ai carabinieri mirano a stabilire se le botte subite dal clochard possano avere avuto un ruolo nella sua morte. Per prima cosa il procuratore di Tempio Gregorio Capasso e la procuratrice del Tribunale per i minorenni di Sassari Roberta Del Giudice hanno nominato un perito per accertare se si tratti di video diversi, girati in diverse circostanze, o spezzoni di un unico filmato.

Saranno passati al setaccio i telefonini sequestrati ai ragazzi per verificare se ci siano altri filmati, recuperare quelli eventualmente cancellati e individuare la data o le date dei fatti contestati. Le indagini procedono nel massimo riserbo, l’unica cosa che trapela degli interrogatori odierni è che i due giovanissimi hanno fornito elementi destinati a mostrare la loro assoluta marginalità rispetto ai fatti contestati. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giorgina Asara, Irene Sangaino, Ezia Orecchioni, Luca e Carlo Montella. Nei prossimi giorni toccherà agli altri quattro coinvolti nell’inchiesta rispondere alle domande degli inquirenti.