A Cagliari, Lanusei, Oristano, Sanluri sì: le Assl hanno approvato e iniziato a dare attuazione al loro progetto per lo smaltimento delle liste d’attesa in sanità già nei primi mesi del 2020. A Sassari ancora no: il piano non è mai stato adottato. «Il risultato», sottolineano i Progressisti in una interrogazione al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità depositata in Consiglio regionale, «è che migliaia di persone ogni giorno contattano il CUP per prenotare visite specialistiche programmate e poi rinviate o per effettuare esami diagnostici importantissimi, ma senza avere risposte».

«Ad oggi, a Sassari ancora non è possibile prenotare una serie di esami perché le prestazioni risultano in fase di pianificazione», spiega Gianfranco Satta, primo firmatario del documento, «mentre per altre visite specialistiche occorre spostarsi in altri centri della Sardegna, a esempio Cagliari, oppure attendere tempi lunghissimi con la speranza che non si aggravino le condizioni di salute dei pazienti. Non è normale che, mentre le altre Assl adottavano gli atti di liquidazione delle somme stanziate con delibera di Giunta per incrementare le prestazioni in attuazione dei propri progetti, a Sassari non si aveva neppure un progetto».

Da qui la nuova richiesta di revoca dell’incarico al commissario della Asl sassarese: «Ancora una volta», continuano i Progressisti, «siamo costretti a registrare l’inadeguatezza del commissario della Asl di Sassari. Capiamo le difficoltà dovute alla pandemia, ma è troppo semplice utilizzarla per giustificare le proprie inadempienze. Il Covid ha interessato tutta la Sardegna, non solo Sassari: ma mentre negli altri territori si cercava di dare una risposta al problema annoso delle liste d’attesa, il commissario sassarese parlava di un piano pronto ma non adottato a causa della pandemia».

Quello delle liste d’attesa è un problema che da tempo interessa migliaia di persone. Il Covid-19 ha determinato il rinvio di quasi tutte le visite programmate nel corso dell’anno appena concluso e quindi il moltiplicarsi in maniera esponenziale dell’elenco delle prestazioni da eseguire. Con la L.R. 48 del 2018, si legge nell’interrogazione, la precedente Giunta aveva stanziato 6 milioni di euro all’anno per il triennio 2019/2021 per garantire al personale non dirigente del servizio sanitario regionale un’integrazione del trattamento accessorio, finalizzata in maniera prioritaria allo smaltimento delle liste d’attesa.

La Giunta Solinas con la legge regionale 16/2019 ha modificato l’articolo 8 della legge 48/2018, rimodulando le risorse e riducendo da 6 a 3,5 milioni di euro l’anno le somme disponibili per garantire l’integrazione del trattamento accessorio del personale sanitario, questa volta anche dirigente. Con una delibera successiva si era poi stabilito che la Direzione generale della sanità e l’ATS formalizzassero un protocollo operativo con il quale definire le risorse economiche disponibili e le relative ripartizioni tra le diverse Aziende locali. Queste, a loro volta e sulla base dei fondi assegnati, avrebbero dovuto dotarsi di un progetto specifico per le liste d’attesa con la relativa individuazione, per ciascuna Area, delle strutture pubbliche potenziate per l’erogazione delle prestazioni. A Sassari non è stato formalizzato nessun piano: «L’incapacità di chi ha responsabilità organizzative», conclude Satta, «non può essere scaricata sulla pelle dei cittadini e ancor meno su quella di chi ha necessità di accedere alle prestazioni sanitarie».