Le basta avvicinarsi e annusare gli ospiti della casa di riposo San Giorgio di Cagliari e se uno di loro è positivo al Covid, inizia a mugolare. Poi si siede e guarda il suo istruttore. È il segnale.

Il test è stato effettuato nei giorni scorsi nella struttura alle porte della città e ha visto protagonista una cagnolina di nome Cloe. I risultati sembrano davvero sorprendenti: “Su 46 persone – spiega Roberto Zampieri, 60 anni, dog sitter con certificazione europea e responsabile del progetto – i quattro casi positivi e i quaranta negativi segnalati dal cane Cloe hanno avuto poi il riscontro delle analisi. Stiamo lavorando da marzo in questa direzione. Ma mai avevamo avuto la possibilità di effettuare un test con un campione così ampio. Questo è stato possibile grazie al supporto della struttura diretta da Gianni Masala. Un esperimento che ci dice che siamo nella direzione giusta. Tutto si è svolto alla presenza del personale medico”.

Zampieri spiega che il percorso non è arrivato alla conclusione: “Siamo arrivati? No, assolutamente. Continueremo ancora con i test e se i risultati dovessero essere confermati daremo alla scienza qualcosa su cui lavorare. E sei test dovessero fallire? Nessun problema, non abbiamo chiesto soldi a nessuno”. L’esperimento si è svolto con le collaboratrici di Zampieri. Per quanto riguarda l’esperimento, ci sono voluti diversi mesi di addestramento per far riconoscere il Covid a Cloe. Lo stesso metodo è stato usato per fiutare il diabete. Il cane – questo il test sperimentato tre anni fa – di fronte a una crisi glicemica, si rende conto che cambiano molecole e odore di chi gli sta vicino. E lancia l’allarme: abbaia, dà musate al “padrone”, gli lecca la mano. Lo stesso principio evidentemente vale per il Covid. L’olfatto del cane, molto sensibile, coglie nella persona positiva al virus, qualche cambiamento che lo induce a segnalare all’operatore la presenza di qualcosa di anomalo.