È rottura all’interno del Movimento 5 stelle, salgono a 40 i parlamentari espulsi dai gruppi di Camera e Senato dopo il voto di fiducia al governo Draghi. I dissidenti del Movimento pensano ad un nuovo progetto per costruire l’Alternativa. “Vogliamo organizzare l’opposizione in Italia”, così Pino Cabras a Sputnik.

Sono già 40 i pentastellati ad essere stati espulsi dal Movimento di Beppe Grillo dopo aver votato contro la fiducia a Draghi. Il Movimento pur di stare al potere cambia continuamente veste, diventando oggi governista e forza green.

I dissidenti pensano ad un nuovo progetto per fare opposizione al governo e rappresentare un’alternativa. “Questo governo è l’autobiografia di una nazione in declino, perché vediamo scendere in campo in prima fila le figure che più hanno determinato la stagnazione dell’Italia e le hanno impedito di cambiare” ha sottolineato in un’intervista esclusiva a Sputnik Italia Pino Cabras, uno dei deputati espulsi dal Movimento 5 stelle.

— Pino Cabras, che cosa ne pensa dell’espulsione dal Movimento 5 stelle? Se l’aspettava?

— Non mi ha sorpreso, perché ho visto una deriva e una serie di errori compiuti da parte del gruppo dirigente del Movimento 5 stelle, errori continui e a loro modo coerenti che seguivano una determinata linea. Non si discuteva il fatto di dover andare al governo a qualsiasi costo. Hanno sacrificato il dibattito, la posizione diversa di tanti parlamentari e anche di molti elettori. Erano determinati e si assumono la responsabilità della rottura.

— Pensate di creare un nuovo progetto politico? Quali sono le strade possibili?

— Vogliamo organizzare l’opposizione in Italia, dare gli strumenti e il nostro modesto aiuto per organizzare l’opposizione. Questo significherà fare scelte organizzative politiche. Vogliamo procedere facendo un passo alla volta perché serve pazienza, coinvolgimento di idee e posizioni diverse. Non diamo tutto per scontato su quelle che saranno le scelte da fare.

— Il progetto futuro che nascerà chi rappresenterà? Quali elettori?

— Rappresenteremo un’area grosso modo corrispondente a quella che nel 2018 ha votato contro i partiti che avevano assecondato l’austerity, le politiche rigoriste finanziarie europee, ad esempio il PD su tutti, ma non solo. Quest’area aveva premiato i partiti che avevano fatto una grande battaglia per una sorta di liberazione dal giogo delle regole del rigore e dalla dittatura dello spread. Questa vasta area in Italia c’è, offriremo gli strumenti per fare opposizione e dare un’alternativa.

— In questo nuovo governo secondo lei come faranno a prendere decisioni importanti delle forze politiche così distanti?

— Io vedo le forze politiche adesso giocare “in serie B”, la “serie A” è interamente occupata dallo Stato profondo, cioè da quel nucleo tecnocratico che ha dato continuità per trent’anni ad un modello di intervento che fa da cinghia di trasmissione per l’Europa più rigorista. Questo impedisce all’Italia di sviluppare tutte le sue potenzialità.

Questo governo è l’autobiografia di una nazione in declino, perché vediamo scendere in campo in prima fila le figure che più hanno determinato la stagnazione dell’Italia e le hanno impedito di cambiare.

— Il Movimento 5 stelle negli anni è cambiato molto. Come lo vede oggi?

— Il suo gruppo dirigente ha smarrito le ragioni per le quali il Movimento è stato portato così in alto, 11 milioni di elettori non erano orientati ad andare al governo qualsiasi politica si facesse. Invece il gruppo dirigente ha dato come priorità strategica lo stare al governo comunque in posizioni sempre più subalterne che oggi contano veramente poco. In questo quadro hanno trasformato il Movimento 5 stelle in una specie di partito moderato che usa una retorica ecologista, ma che in questo modo lo colloca ad essere un partito verde che non può che essere legato al Pd in posizione subalterna.

— La vera forza del Movimento 5 stelle evidentemente è stare all’opposizione? Stando al governo sono iniziati i “guai”, non crede?

— Il governo ha scelto di governare i milioni, ma non i miliardi. Nel senso che al governo il Movimento si è occupato di tante questioni che miglioravano nel piccolo la vita dei cittadini, ma che non incidevano mai sul luogo dove si prendono le decisioni più importanti dal punto di vista macro economico, mi riferisco al Ministero dell’Economia e delle Finanze, il cuore e la cassaforte del sistema. Lì ha rinunciato in partenza a fare politica economica, è un errore che alla lunga si paga perché non si incide realmente su ciò che può cambiare la situazione.

L’errore non è essere andato al governo, è giusto che si governi quando si ha una forza grande, ma il problema è stato di non avere una politica sulle questioni più importanti, quelle che rendono il Paese realmente indipendente in un contesto dove tutti vogliono fargli cedere sovranità.

— Che appello vorrebbe lanciare in chiusura?

— Faremo un appello al meglio della società italiana, a chi ha a cuore una battaglia per cambiare il nostro Paese. Faremo appello a liberi pensatori, organizzazioni e cittadini per fare l’opposizione e costruire l’Alternativa.

Fonte Sputnik.com