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“Riteniamo che la Regione Autonoma della Sardegna, da due anni a questa parte, stia operando nell’ambito della politica linguistica in maniera non corretta”. Lo scrive il Coordinamento pro su Sardu Ufitziale, associazione di esperti e cultori di limba. “Dispiace constatare che vengano assunte decisioni dall’alto senza il necessario coinvolgimento di enti e associazioni, tralasciando qualsiasi preziosa occasione di confronto con operatori e intellettuali da sempre impegnati per la valorizzazione della lingua sarda. Preme segnalare” si legge nella nota del Coordinamento “la scomparsa del tema dalle più importanti agende mediatiche. Piuttosto, nelle azioni intraprese, sembra palesarsi la totale mancanza del principio fondante che caratterizza la salvaguardia delle lingue minoritarie: il prestigio e la dignità”.

“La concezione culturale e l’indirizzo politico che si intravede da parte dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, competente sulla materia, sembra andare nella direzione di una valorizzazione abnorme di qualsiasi dialetto, variante, varietà territoriale, municipale o personale si presenti, di fatto ostacolando lo sviluppo dei numerosi passi avanti compiuti in passato per un bilinguismo ufficiale e una normalizzazione della lingua sarda” denunciano nella nota. “E’ sotto gli occhi di tutti la situazione attuale, dove la maggioranza dei progetti, finanziati dalla Regione, denota l’utilizzo di diverse grafie, avallando, di fatto, una pericolosa e dannosa anarchia scrittoria che distrugge il prestigio del sardo, nonostante nella pur discussa legge 22/18 lo standard individuato nel 2006 sia non solo legittimato ma anche posto come punto ineludibile di qualsiasi altra nuova proposta unitaria”.

Insomma, “ci si chiede chi ispiri questa politica, se esista una responsabilità tecnica o politica su questa scelta, finanziata con i soldi pubblici, e se la Regione intenda discuterne oppure intenda andare avanti in quello che noi riteniamo un uso improprio della lingua”. Una politica che, come scrive l’associazione di esperti della limba sarda, desta preoccupazione. “Siamo molto preoccupati per lo stato della politica linguistica in Sardegna. Capiamo che, con l’attuale situazione di emergenza legata alla pandemia, sia difficile, se non impossibile, occuparsi in maniera adeguata di altri problemi, ma sentiamo nostro dovere comunicare quanto preme a noi e, crediamo, anche a molti altri. Dopo i 5 anni della gestione del Presidente Pigliaru, conclusasi con l’approvazione di una legge in Consiglio Regionale, la n.22 del 2018, che noi riteniamo inutile vista la normativa già presente rispetto ai temi della valorizzazione della lingua minoritaria, la vittoria elettorale di un Presidente sardista ha creato molte speranze in seno al Movimento Linguistico. Spiace invece constatare che la politica linguistica della Regione in questi ultimi due anni si stia caratterizzando per una continuità di scelte e operatività con quello della Giunta precedente”.

“In questi 19 mesi di governo, la legge è stata implementata e resa ancora più efficacemente improduttiva relativamente alla questione che più ci preme: dare al sardo la dignità di una lingua nazionale unitaria così come fu immaginata dai nostri padri Simon Mossa, Emilio Lussu o Giovanni Lilliu” incalza il Coordinamento. “Senza addentrarci in più dettagliate considerazioni, anzi, con la speranza di avere altre occasioni per fare ciò, all’insegna di un confronto serio con i rappresentanti regionali, ciò che si rileva oggi nell’isola è la generale situazione della linea perseguita dalla Regione, che fa emergere un anacronistico ritorno alla dialettizzazione e folklorizzazione politica del nostro idioma. Non sappiamo perché si sia arrivati a questa situazione e neppure ci interessa puntare il dito contro qualcuno in particolare ma proponiamo da sempre che la competenza su questo tema debba essere sottratta a un singolo assessorato e debba essere portata in capo alla Presidenza perché si abbia una visione d’insieme e non parziale. E’ necessario continuare quanto fatto in passato, ossia l’avvio di campagne di sensibilizzazione per promuovere l’importanza dell’uso del sardo scritto (unitario) e parlato (per espressioni locali) e la formazione di operatori e insegnanti”, conclude la nota.