Prima la testa, poi i piedi e la tattica. È la formula che Leonardo Semplici vuole applicare per risollevare il Cagliari dal terzultimo posto in classifica. “Ho trovato una squadra abbattuta – ha spiegato nella sua prima conferenza stampa – il mio lavoro sarà innanzitutto quello di agire sulla testa della squadra trasmettendo spensieratezza e determinazione per provare a fare questa impresa. Ho fatto questa scelta perché sono convinto che ci siano le possibilità di raggiungere l’obiettivo. Ho la convinzione di poter liberare mentalmente i ragazzi. Credo che ci siano i mezzi per uscire da questa situazione a partire da domenica”.

Prime impressioni sulla squadra? “Ho visto negli occhi dei giocatori- ha continuato- la voglia di mettersi alle spalle questa situazione. Modulo tattico? Porterò le mie idee per metterli in condizione di fare bene. Credo molto nell’aspetto mentale: vedendo qualche partita i giocatori sembravano col freno a mano tirato, vorrei che avessero un approccio più spensierato”. Poche indicazioni ma precise: “Continueremo col modulo delle ultime partite- ha spiegato- chiaramente con accorgimenti che fanno parte del mio tipo di lavoro. C’è una rosa di grande valore, non penso che sia un problema di posizionamento di questo o quel giocatore. Speriamo di portare freschezza e spensieratezza”.

Un appello ai tifosi: “L’esperienza di Sorso mi ha fatto conoscere meglio questa grande terra- ha spiegato- e bisogna fare valere questo senso di appartenenza. I tifosi sono fondamentale anche lontano dallo stadio. Un appello: quando vedete i ragazzi in giro in città incitateli. Così possiamo farcela”.

Calcio: Giulini, ho scelto l’allenatore che aveva più fame

“Di Francesco? Ho creduto sino all’ultimo nella scintilla”

“La scelta di Semplici è nata dopo una chiacchierata la settimana scorsa. Poi ho sentito anche altri allenatori: ho puntato su di lui perché era quello che aveva più ‘fame’ per uscire da questa situazione”. Così il presidente del Cagliari Tommaso Giulini spiega il cambio in panchina deciso dopo la gara persa in casa con il Torino.

“Perché solo ora? C’è stata un po’ di testardaggine anche da parte mia: abbiamo cercato la scintilla fino alla partita con il Torino eravamo convinti che da lì potesse ripartire qualcosa. Forse il cambio doveva essere fatto prima, ma c’era poco tempo con la partita di venerdì. Avevo confermato Di Francesco dopo il Genoa. Ma non è cambiata la situazione, non sono arrivati i gol. Avevamo creduto in lui per un nuovo progetto e una nuova identità. Ma a volte va così: gli innamoramenti possono portare a nei matrimoni, ma anche a separazioni. Le colpe? Tutte le componenti hanno le loro colpe, presidente compreso. Questo è la rosa più forte di questi sei anni al Cagliari, siamo tutti consapevoli che questa situazione di classifica non rispecchia il valore della rosa”.

Ritorno in rossoblù anche per il direttore sportivo Stefano Capozucca: “Il mio cuore è rimasto a Cagliari- ha spiegato – dopo due anni importanti: quando il presidente ha chiamato non ho avuto esitazioni. Pronto a dare la mia massima disponibilità. Qui abbiamo conquistato una promozione. E questa salvezza per noi deve avere il valore di una promozione. I giocatori? Consapevoli del rischio che stanno correndo: vogliamo dare una svolta a questo campionato a partire da domenica, è una partita spareggio”.