vaccini

Sardegna a rilento nel campo della somministrazione dei vaccini: in base al report del Governo, l’Isola è l’ultima regione in Italia per inoculazioni delle dosi sulla base di quelle consegnate dalla struttura commissariale, il 58%, ossia 95.985 vaccini fatti su 165.380 dosi arrivate.

Ma non è l’unica nota dolente della campagna vaccinale: la Fondazione Gimbe rileva che in Sardegna gli over 80 che hanno effettuato il ciclo completo di vaccinazione sono solo lo 0,3% (ultima tra le regioni italiane), mentre la percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è pari al 1,87%; peggio solo l’Abruzzo e l’Umbria rispettivamente con l’1,84% e l’1,72%.

Agus (Progressisti): “Lentezza e disorganizzazione”

“Mentre la Sardegna scivola all’ultimo posto in Italia per dosi somministrate, la campagna vaccinale nell’isola è caratterizzata da confusione, comunicazioni scarse e contraddittorie, priorità scritte e non rispettate, intere categorie di destinatari dimenticate e altre che iniziano a usufruire delle prime inoculazioni senza un ordine preciso”. E quanto denunciano i Progressisti.

“Continuiamo a sottolineare come in questa fase delicatissima sia necessaria la massima trasparenza – spiega il capogruppo in Consiglio regionale Francesco Agus – e per questo abbiamo chiesto la convocazione urgente della commissione Sanità dell’assessore, dei commissari Ats e dei commissari Asl. Il presidente della commissione e il presidente del Consiglio regionale si sono detti d’accordo con questa richiesta”.

“E mentre la campagna vaccinale per gli over 80 è segnata da lentezze e modalità incomprensibili – continua Agus – assistiamo ad arbitrii inaccettabili. Serve la massima trasparenza perché, senza spiegazioni chiare e univoche sull’ordine di priorità con cui i vaccini devono essere effettuate, si sta diffondendo l’idea che il vaccino non sia un diritto ma piuttosto una gentile elargizione o un favore personale grazie al quale si possono saltare le file. In tutto questo, il presidente della Regione sostiene di riuscire a vaccinare tutti i sardi in 45 giorni: l’ennesimo annuncio buono per la propaganda. Servono invece fatti concreti”.

Cgil Sardegna: “Si naviga a vista, subito i vaccini”

Sul piano vaccinazioni del personale scolastico tutto tace, la Regione naviga a vista, senza alcuna programmazione”: a sollevare il problema è la Flc Cgil, che chiede un incontro urgente all’assessorato all’Istruzione, e alla Giunta risposte certe su tempi e modalità del piano, “per evitare confusione e ulteriori preoccupazioni nella fase conclusiva di un anno scolastico fin troppo travagliato”. “In altre regioni la somministrazione è già iniziata – ha detto il segretario regionale Flc Cgil Emanuele Usai – qui invece non c’è certezza nemmeno sui dati dei contagi in ambiente scolastico, che dovrebbero essere il punto di partenza per definire le priorità e programmare il piano. “Nel frattempo, a Sassari l’Ateneo ha già annunciato un suo piano, ottenendo evidentemente la disponibilità delle dosi”, ha aggiunto il segretario sottolineando che “occorrerebbe procedere con un’azione integrata e coordinata partendo dall’analisi delle priorità, perché non può esistere una competizione tra università e scuola, anche per i numeri profondamente differenti tra i due settori”. Dall’assessorato all’Istruzione e dall’Ufficio scolastico regionale il sindacato si aspetta “comportamenti coerenti con l’importante funzione pubblica che devono ricoprire”.

Secondo la Flc è indispensabile “non abbassare la guardia proprio ora che la Sardegna è passata in fascia bianca, un risultato al quale hanno concorso i comportamenti prudenti dei cittadini, l’operato dei tanti lavoratori della Sanità, così come l’atteggiamento responsabile di tutto il mondo della Scuola – con oltre 200 mila fra studenti e lavoratori che ogni giorno frequentano gli edifici scolastici di ogni ordine e grado – che ha mostrato una attenzione preziosa ed efficace nei comportamenti, nel monitoraggio e rilevamento di ogni presenza del virus al suo interno, anche con tempestive misure di isolamento e riduzione del rischio”.

“Eppure – conclude Emanuele Usai – il personale della scuola, gli alunni e le loro famiglie vanno ancora incontro a un rischio contagio che potrebbe vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora e determinare una ripresa dell’infezione, il malaugurato ritorno nelle fasce colorate, alla didattica a distanza massiva, a condizioni deteriori non solo per la didattica ma anche per gli aspetti psico-socio relazionali indispensabili nel rapporto didattico-educativo”.