Parto senza dolore: una speranza e un obiettivo da raggiungere. Trentaquattro sindache in campo per una mobilitazione che coinvolge 45 comuni sardi. Per una battaglia che non a caso parte a pochi giorni dall’8 marzo, festa della donna. Il documento è molto chiaro: “Per la salute psico-fisica delle donne – si legge nel manifesto della protesta – devono poter ricorrere ad analgesia in travaglio, al fine di avere un maggior grado di consapevolezza e di serenità durante il parto. Si tratta, naturalmente, di una scelta soggettiva: le partorienti di alcuni territori non hanno attualmente diritto”. L’area è quella del Sulcis Iglesiente: l’assenza di questo servizio denunciano le sindache – nel presidio ospedaliero CTO di Iglesias, genera mobilità passiva verso Cagliari, riducendo il già esiguo numero di parti e contribuendo al rischio di chiusura del servizio sanitario”.

I dati demografici sono letti dal movimento spontaneo in questo modo: il Sulcis Iglesiente ha un tasso di natalità pari al 5 per mille su una popolazione di 120 mila abitanti, quindi pari al numero di 600. Se a dicembre 2020 sono stati registrati 340 parti in un anno (peraltro incrementati di circa il 20% rispetto al 2019), grazie all’introduzione del parto indolore si può auspicare un incremento di questi numeri, necessario al mantenimento del servizio o addirittura a superare la necessità di deroga finora concessa anno per anno. Il numero minimo di parti all’anno per sostenere il servizio dovrebbe essere 500. Morale della favola:

“Dal 2017- spiegano le promotrici della mobilitazione – sono passati 4 anni e mentre l’assistenza alla gravidanza fisiologica grazie al servizio di consultorio ha raggiunto alti livelli, le disposizioni per la parto analgesia sono rimaste lettera morta”. “Qui le donne non possono scegliere – queste le parole della Sindaca di Villamassargia, Debora Porrà – non è una battaglia solo dei cittadini del Sulcis Iglesiente ma di tutta la Sardegna per migliorare i servizi sanitari e l’integrazione ospedale-territorio. Col sostegno di tanti amministratori locali, dei sanitari e delle associazioni, mi appello ai decisori regionali, affinché mettano in campo tutte le iniziative atte a potenziare il percorso nascita”.