“Non c’è neanche bisogno di ricordare come il 2020 sia stato un anno difficile per tutte e per tutti, in particolare per chi si è ritrovato da un giorno all’altro senza un lavoro sicuro, per chi ha visto mancare una o più persone care, per chi ha dovuto rimandare a tempo indefinito una visita medica di prioritaria importanza. L’emergenza pandemica ha messo in evidenza le nostre fragilità, ci ha travolto all’improvviso prima ancora che potessimo accorgercene, demolendo le nostre certezze e stravolgendo inevitabilmente le nostre abitudini”. Sono queste le prime righe della lettera aperta che gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Cagliari, per bocca dei rappresentanti, scrivono all’Assessore della Sanità sarda, Mario Nieddu.
“In questo contesto di grande sconvolgimento – prosegue la lettera – la nostra Sardegna, già colpita da una crisi che da decenni sembra endemica, non è stata immune dal virus. I sardi l’hanno affrontato , e continuano ad affrontarlo tutt’ora, con un senso di grande responsabilità, e nonostante il fatto che le istituzioni fatichino a trovare soluzioni per mitigare i suoi effetti devastanti. Noi studentesse e noi studenti troppo spesso abbiamo denunciato l’invisibilità di cui, a nostro malgrado, siamo diventati vittime. Il tirocinio nei reparti, momento cruciale e fondamentale per la nostra formazione, ha subìto una brusca frenata d’arresto, di fatto ponendo un grave limite alla formazione sul campo di noi che saremo medici e professionisti/e sanitari/ie del domani”.
“Raramente abbiamo trovato da parte della Regione una figura che ci prestasse ascolto e che venisse incontro alle nostre richieste. Dall’inizio di gennaio, di concerto con l’Università e con la stessa Facoltà di Medicina e Chirurgia, chiediamo con insistenza che a tutto il personale specializzando, così come alle studentesse e agli studenti tirocinanti, venga somministrato il vaccino in maniera prioritaria. Il motivo è presto detto: abbiamo necessità di frequentare i reparti, vogliamo farlo perché preoccuparci della nostra educazione professionale è una nostra (e vostra!) precisa responsabilità. Perciò pretendiamo che sia rispettato il nostro diritto, dal momento che corriamo gli stessi rischi del personale sanitario regolarmente assunto, di poter svolgere il nostro lavoro o il nostro tirocinio in maniera sicura. In quasi tutte le altre regioni d’Italia, le vaccinazioni procedono spedite, mentre noi riceviamo la condanna dell’indifferenza”.
E continua: “Alle nostre frequenti richieste abbiamo ottenuto semplici rassicurazioni verbali anche quando una nostra delegazione, convocata nell’ufficio del Presidente del Consiglio Michele Pais, ha chiesto un impegno scritto. Ad oggi, però, questo impegno è stato disatteso, la nostra categoria non risulta iscritta in nessun calendario e nessuna programmazione, nonostante il Piano Vaccinale sardo parli di priorità al “personale operante nei presidi ospedalieri”.
“Oltre trecento specializzande/i e duemila studentesse e studenti di Cagliari, ancora, aspettano. Ma la situazione è pressoché identica nel resto dell’isola. La futura classe di lavoratrici e lavoratori della Sanità continua ad essere trattata come una scocciatura da evitare, senza la lungimiranza di venir coinvolta e tutelata, affinché sia pronta ad affrontare un tempo che giorno dopo giorno si dimostra sempre più incerto. Non possiamo subire questa ingiustizia in silenzio. Non risponderemo con lo stesso silenzio con cui avete deciso di colpirci, ma saremo in tante e in tanti sotto il Palazzo di tutti i sardi a esprimere il nostro dissenso”.
Da qui l’invito a protestare, martedì 16 marzo sotto al Palazzo del Consiglio regionale, “per replicare ai nostri interrogativi. Per rispondere a delle domande che da quasi tre mesi poniamo con esasperazione. Ci troverete lì giù ad aspettarvi con impazienza, resistenti e uniti, per riaffermare la nostra dignità”.