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Disagi nelle scuole sarde per lo sciopero, con manifestazioni a Cagliari, Sassari e Olbia, indetto dai Cobas per chiedere una svolta nel mondo dell’istruzione. Nel mirino le classi pollaio, le mancate stabilizzazioni.

E la Dad. “Bisogna garantire la vita della scuola pubblica nell’epoca della pandemia – spiega Andrea De Giorgi, portavoce dei Cobas – e la didattica a distanza non è la soluzione. Il rischio è che le famiglie cerchino delle alternative perchè ci stiamo rendendo conto che la lotta al Covid non finirà presto. È urgente investire in modo strutturale nell’edilizia scolastica sia per reperire nuovi spazi, sia per garantire la sicurezza e la riduzione dell’impatto ambientale”.

De Giorgi guarda con allarme a un fenomeno in crescita negli ultimi tempi. “Quello dell’istruzione parentale – racconta – abbiamo diversi casi a Capoterra, Villacidro e Quartu. Gruppi di genitori ritirano i loro figli da scuola e poi pagano insegnanti privati”.

Il portavoce del sindacato ha segnalato anche il caso di una scuola di Carbonia che potrebbe essere costretta a formare una classe di trenta alunni: “La norma lo consente – spiega – e purtroppo sembra paradossalmente più difficile, anche per esigenze economiche, creare due classi da quindici alunni rispetto a una da trenta”. Per i Cobas “occorre intervenire strutturalmente sul numero degli alunni, riducendo a 20 il numero massimo per classe (15 in presenza di ragazzi diversamente abili), in modo da favorire una maggiore efficacia didattica e garantire la sicurezza della scuola in presenza”.

Contestualmente, continua De Giorgi, occorre intervenire sugli organici del personale: “E’ urgentissimo procedere a stabilizzare i precari. Ed è indispensabile eliminare il vincolo quinquennale che costringe il personale docente a sacrifici insopportabili economicamente ed esistenzialmente, altrimenti il passaggio in ruolo diventa una condanna all’inferno”.