Se pensiamo a San Sperate pensiamo al paese Museo a Cielo aperto, vanto isolano comune nel mondo, modello di riferimento. emulato (con alterne fortune) in tutta l’isola, luogo dove l’intera comunità ha il polso del valore simbolico affettivo e poetico (prima che estetico ed economico) dell’arte, ma è veramente questo oggi?

Soltanto qualche settimana fa eravamo tutti inalberati e stizziti, perché a New York si offendeva il valore identitario isolano nel mondo della ricerca di Costantino Nivola, ma quanto tuteliamo nel quotidiano l’arte dove viviamo e risiediamo? San Sperate e New York sono veramente così distanti nei confronti della tutela dell’arte pubblica? Pinuccio Sciola a differenza di Costantino Nivola, ha sempre vissuto a San Sperate, ha progettato e costruito dove ha vissuto, San Sperate è il Guggheneim isolano, eppur non è trattato molto meglio di Nivola a New York. Rosaria Straffalaci è un artista che vive e lavora nell’isola, è arrivata dopo essersi laureata all’Accademia di Reggio Calabria, artista seria e non improvvisata, conosce il valore reale di una vita dedita allo studio e alla ricerca artistica tradotto in linguaggio, quando ha notato su una Scultura di Pinuccio Sciola un cartello incollato, con scritto “ATTENZIONE USCITA MEZZI PESANTI” è subito intervenuta a tutela del Maestro.

Attenzione, è normale che la percezione dei linguaggi dell’arte muti nel tempo, i linguaggi dell’arte sono mobili e mutabili percettivamente e sensorialmente, coltivare e custodire un artista è come investire in borsa, la storia dell’arte è piena di cantonate e d’artisti sopravvalutati, ma qui non stiamo parlando del mercato dell’arte, ma d’alfabetizzazione all’arte nel paese simbolo dell’arte nell’isola, qui stiamo parlando di bene comune, plausibile che uno storico lavoro del Maestro, simbolo della Scultura isolana, sia ridotto a supporto per una comunicazione di servizio? Conosco Rosaria, e le chiedo direttamente cosa stia avvenendo a San Sperate: “Vado spesso a San Sperate, è un luogo che amo, per questo noto come il paese sia nella più completa incuria della sua memoria artistica, murales sono in stato di completo abbandono, strade colorate sono state solcate e cementificate per la fibra, installazioni fotografiche sono state rimosse senza comunicazione alcuna, qui non è il tempo che cancella la memoria ma gli stessi residenti che vandalizzano ciò che hanno. Il paese Museo ha un’importanza storica, artistica e sociale, in molto Comuni tentano di replicarne la logica e la dinamica, ma nella pratica i residenti, orfani del Maestro, utilizzano i cinquant’anni di muralismo per fregiarsi di una bellezza che non comprendono, distruggendo la lo loro stessa memoria. Il patrimonio artistico comune andrebbe tutelato con apposite leggi regionali”.

Cosa aggiungere?

Non so dove siano finiti tutti gli isolani amanti dell’arte e operatori artistici e culturali, che si battevano la mano sul petto per la scarsa considerazione dell’amministrazione Comunale di New York verso Costantino Nivola e i suoi cavallini, non so perché Massimo Zedda con veemenza ed energia non sollevi un’interrogazione regionale sulla questione, che il problema sia che occuparsi di San Sperate e del suo patrimonio artistico non comporta visibilità internazionale a costo zero? Certo guardare che cosa non funziona in casa propria, tutelarlo e migliorarlo, è un tantino più faticoso che prendersela con New York, a tal proposito aggiungo, che ovviamente se a Cagliari ci fosse stata un’Accademia di Belle Arti (almeno di pittura e scultura), tutto questo non lo si starebbe raccontando, l’alfabetizzazione artistica di un territorio non può passare per un Maestro al servizio del suo Comune, per il semplice fatto che senza un’Accademia, morto un Maestro in paese non se ne fa un altro.

 

L’opinione di Mimmo Di Caterino