“Non possiamo né dobbiamo tacere. Non lo abbiamo mai fatto come Centro Antiviolenza. Né lo faremo ora”. Lo afferma Silvana Maniscalco, presidente dell’Associazione Donna Ceteris, in merito a quanto detto in un video diffuso ieri dal comico genovese in difesa del figlio, indagato insieme ad altri tre giovani dalla Procura di tempio Pausania, per una presunta violenza sessuale consumata due estati fa nella villa in Costa Smeralda di Beppe Grillo.

“Per alcuni – scrive la Maniscalco -, le parole di un padre in difesa del figlio (accusato di stupro), per altri, e per altre, un salto indietro nel tempo, che azzera anni e anni di conquiste sociali e culturali, rivendicazioni sul linguaggio di genere, empowerment e libertà. In una sola dichiarazione è stato polverizzato tutto il lavoro che per decenni hanno portato avanti con coraggio tante associazioni, tanti Centri Antiviolenza, tanti movimenti. Nelle parole di Grillo si evidenzia non solo la brutalità del linguaggio, ma anche la riproposizione di un paradigma culturale figlio di un passato lontano, eppure sempre vivo; un passato che affida la responsabilità dell’atto violento alla vittima, che da denunciante si trasforma irrimediabilmente in colpevole. Un copione che ritorna. Sempre uguale”.

“Queste le parole del leader politico”, prosegue la Maniscalco riproponendo la frase del comico: “Perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf, e dopo 8 giorni fa una denuncia?”. “Una domanda – dice la Presidente di Donna Ceteris – al limite della banalità, ma che dentro di sé evidenza quel processo di vittimizzazione secondaria secondo cui le donne vittime di stupro non sono credibili nel loro comportamento post-violenza se il loro modus vivendi è orientato alla normalità. C’è da chiedersi allora: e quale sarebbe il tempo che deve intercorrere perché una donna possa essere creduta? La verità naturalmente sta altrove. E non è certo Grillo che può e deve spiegarci come ci si comporta dopo uno stupro. Anche perché, la dinamica della normalizzazione, è un processo psicologico frequente in molte vittime di violenza, che proprio con l’immediato ritorno al quotidiano provano a scacciare immediatamente le ombre del sopruso vissuto”.

Silvana Maniscalco prosegue sostenendo che “non esiste né una tempistica della denuncia né un manuale della vittima perfetta. L’unica cosa certa è che quando si è obbligate ad avere dei rapporti sessuali contro la propria volontà, quella sì, è una forma di violenza. E se un personaggio pubblico controverte questo scenario spostando tutta la responsabilità sulla vittima, assistiamo ad un tentativo subdolo di assolvere i portatori di colpa. Detto altrimenti, una promozione della cultura dello stupro, che affiora, come avvenuto nelle parole di Grillo, nella peggiore dialettica verbale. Ora – conclude la Maniscalco – saranno certamente i tribunali a fare la loro parte, ma quello a cui abbiamo assistito in queste ore è senza dubbio un attacco a chi, come tante di noi, lotta e ha lottato per la libertà delle donne. Non possiamo restare indifferenti. Non più. Non davanti alla violenza”.