Vivo nel sud di una strana isola, dove da sempre pare esserci un museo a cielo aperto, stratificato nel tempo, puntualmente sommerso e cancellato dal tempo.
Da queste parti l’arte è diletto amatoriale e non lavoro, moda passeggera e non testimonianza storica di ricerca culturale.

Nel giro di qualche anno, quello che pare essere un valore assoluto da celebrare, lo si demolisce, cancella e distrugge.

Un isola dove l’arte è sempre contemporanea, mentre la si determina si distrugge la sua memoria, paiono immortali i murales con scene di genere e la cultura/scultura nuragica, tutto il resto è mortale ed effimero.

Scompare in un attimo un murales di Pinuccio Sciola per volontà condominiale a Cagliari, in una Cagliari candidata a capitale europea della cultura nel nome della street art come strumento di contrasto al degrado delle periferie, e nel giro di qualche anno scompare nella stessa modalità, un murales di Manu Invisible da San Sperate, da quel paese museo che con Pinuccio Sciola in vita, pareva essere il modello da seguire e inseguire nell’isola tutta.

Morto un Maestro non se ne fa un altro, e si distrugge nella medesima modalità anche quello dell’allievo, ragionando sull’allievo come metafora generazionale, dal momento che stiamo parlando di Manu Invisible, sulla scena internazionale il più autorevole public e street artista isolano vivente.

L’Opera Murale titolava “Telecinesi” era stata realizzata in collaborazione con Giorgio JE 73, street artist milanese, dedicata alla femminilità in tutte le sue forme

Si è cancellato un lavoro unico, originale e non ripetibile, un confronto e interazione tra scuole linguistiche su uno dei muri più imponenti del paese Museo.
Tra il silenzio generale, inevitabilmente, mi viene in mente la passerella mediatica a sostegno di Costantino Nivola e dei suoi cavalli rimossi a New York, con tanto d’intervento di Massimo Zedda in Regione Sardegna che ne chiedeva la restituzione, dimenticando quando a Cagliari, la sua amministrazione nulla poteva contro un condominio che cancellava uno storico murales di Pinuccio Sciola.
L’arte appare una priorità soltanto quando a costo zero si traduce in risonanza mediatica per la politica locale?

Si subisce qualsiasi imposizione di mercato e si è incapaci di tutelare i propri artisti residenti, come si può in questa maniera muoversi verso un mercato dell’arte, che dia agli artisti isolani pari dignità storica contemporanea rispetto l’altrove?

Si trattava di un murales a quattro mani, eseguito da Manu Invisible con uno street artist milanese Giorgio JE 73, e se adesso la Regione Lombardia inveisse politicamente contro i sardi barbari nei confronti dell’arte contemporanea, per giunta in un paese Museo?
Ma cosa sto scrivendo?

Delle volte anche io cancello delle cose, tutto questo avviene, nell’isola che vanta una città metropolitana priva di pubblica alta formazione, unica nell’intero occidente, chi dovrebbe tutelare in questo angolo di scoglio, gli artisti altamente formati, se non esiste pubblica alta formazione artistica?

di Mimmo Di Caterino