ospedale Binaghi

Il Binaghi di Cagliari si trova in una grave situazione. A denunciarlo, l’organizzazione sindacale Fials.

“Come noto, il nosocomio cagliaritano è stato recentemente trasformato in Covid Hospital, con numerosi lavori di adattamento che però parrebbero aver avuto come contraltare non un aumento bensì una riduzione della sicurezza degli operatori sanitari quotidianamente impegnati e dei pazienti stessi”, si legge nella nota della Fials.

Esempi lampanti di tale disorganizzazione, spiega il sindacato, “sono rappresentati dal fatto che l’ospedale attualmente non abbia filtro adeguato al suo ingresso, lasciando libero accesso a chiunque senza regolare triage, oppure da percorsi di accesso che obbligano al passaggio in ambienti già occupati da pazienti di differenti patologie, oppure la mancanza di idonei ripari dalle intemperie o addirittura di adeguati servizi igienici che obbligano talvolta i pazienti ad espletare i propri bisogni fisiologici tra i numerosi alberi del giardino”.

Molte le segnalazioni sia da parte dei lavoratori che dai pazienti stessi. “Estremamente eloquente è il caso del servizio di Fisiopatologia Respiratoria Territoriale, che fino a poco tempo fa, pur in piena pandemia COVID 19, erogava un notevole numero di prestazioni (comprendenti quelle effettuate per gli altri nosocomi della Sardegna) oggi notevolmente ridotte, peraltro con aumento dei rischi per la contestuale presenza di pazienti all’interno del medesimo ambulatorio pneumologico che effettuano esami in contemporanea”.

E ancora, il parcheggio interno. Qui spiega la sigla, la situazione è “emblematica per la presenza di autoveicoli in prossimità di aree che dovrebbero essere lasciate libere per questioni di sicurezza, oltre la presenza, non inosservata, di due box acquistati per il servizio di vigilanza da ben 5 mesi e costati, come da eloquente determinazione dirigenziale, ben 12mila euro, ovvero denaro pubblico letteralmente ‘parcheggiato’ quando la stessa Ats Sardegna dichiara notevoli difficoltà nel reperire finanziamenti da utilizzare per remunerare prestazioni a contrasto del COVID 19”.

Tutto ciò, senza dimenticare “la presenza di bombole di ossigeno recintate accanto ad una struttura anonima (senza segnalazione) contenente al suo interno sostanze infiammabili”. Per queste ragioni, la Fials si domanda, “come sia possibile tale situazione, e chiede al Commissario Straordinario Massimo Temussi di intervenire urgentemente affinché accerti e individui eventuali responsabilità in merito”, conclude la nota.