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A Santa Maria Capua Vetere per dare un segno tangibile che il governo non dimentica. E che, ora più che mai, l’ordinamento penitenziario va riformato. Così ieri si è svolto l’incontro al carcere della provincia di Caserta tra il premier Mario Draghi e la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

Il Presidente del Consiglio ha visitato i reparti del carcere dove sono avvenute le violenze sui detenuti nell’aprile dello scorso anno, culminate nell’esecuzione di 52 misure cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria.

La visita è durata circa un’ora. “Oggi non siamo qui a celebrare trionfi o successi ma piuttosto ad affrontare le conseguenze della nostre sconfitte” ha detto Draghi dopo la visita al carcere. “Venire in questo luogo oggi significa guardare da vicino per iniziare a capire. Quello che abbiamo visto negli scorsi giorni ha scosso nel profondo le coscienze degli italiani. E, come ho appreso poco fa, ha scosso nel profondo la coscienza dei colleghi della polizia penitenziaria che lavorano con fedeltà in questo carcere” ha affermato il presidente del Consiglio.

“Sono immagini di oltre un anno fa. Le indagini in corso stabiliranno le responsabilità individuali. Ma la responsabilità collettiva è di un sistema che va riformato. Il Governo non ha intenzione di dimenticare” ha sottolineato Draghi.

Non può esserci giustizia dove c’è abuso. E non può esserci rieducazione dove c’è sopruso” ha scandito il premier. “La Costituzione Italiana – ha ricordato – sancisce all’Articolo 27 i principi che devono guidare lo strumento della detenzione: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’. So che la ministra Cartabia parlerà su questo principio fondamentale e presenterà delle proposte che sosterrò con convinzione a nome di tutto il governo”.

Ricordando le violenze subite dai detenuti il 6 aprile 2020, Cartabia ha detto: “Quegli atti sfregiano la dignità della persona umana che la Costituzione pone come vera pietra angolare della convivenza civile. Il carcere è luogo di pena, ma non sia mai luogo di violenza e umiliazione. Oggi scopriamo che quelle parole della Costituzione debbono essere riconquistate”.

Non basta condannare quanto è accaduto, bisogna rimuovere le cause profonde per far sì tutto ciò non si ripeta” ha sottolineato. “Non siamo venuti qui per un’ispezione – ha poi spiegato – certo quanto accaduto deve trovare i suoi responsabili, ma noi siamo qui perché i gravissimi fatti accaduti richiedono una presa in carico collettiva di tutti i problemi delle carceri italiane”.

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