L’avventura cominciò nel 1970, anno in cui chiudeva i battenti la Siata (acronimo di Società Italiana Applicazioni Tecniche Auto-Aviatorie) piccola casa automobilistica attiva fin dal 1926. Storica azienda torinese, nata con la produzione di piccoli motori per biciclette, la Siata si congedava dalla storia dei motori con la Spring, una vettura che non fu particolarmente apprezzata dal mercato ma che sicuramente aveva un grande fascino, molto italiano.

Un cordata di giovani imprenditori sardi, convinti dalla bontà del progetto, rilevò le linee produttive della Spring e si insediò nella neonata area industriale di Macchiareddu, vicino a Cagliari, riavviando la produzione dell’automobile. La società si chiamava Orsa (Officine Realizzazioni Sarde Automobili) e attraverso i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno riuscì ad avviare la produzione per qualche anno.

La vettura adottava un motore di 903cc da 47 cavalli e i freni anteriori a disco. In tutto vennero prodotti circa cento esemplari (denominati Orsa 850 Spring), che furono venduti principalmente all’estero.

La cordata sarda si sciolse presto, rilevata dalla ISO Rivolta che acquistò la maggioranza delle quote azionarie. Di quell’avventura non resta che un ricordo sbiadito. Il sogno di un’industrializzazione mai decollata, un’automobile che anche dal nome profuma di una primavera appena sbocciata e subito finita.

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