Di Alessio Faedda

Non è la prima volta, né sarà l’ultima, si spera, ma se ne sentiva davvero il bisogno. Mercoledì sera la sala grande del Teatro Massimo di Cagliari si è riempita dei rappresentanti delle associazioni culturali operative sul territorio del capoluogo per un incontro vis-à-vis con la Commissione permanente Cultura, Spettacolo e Verde pubblico del Comune.

Gli operatori locali della cultura hanno così potuto ottenere il tanto agognato confronto diretto con le istituzioni, sollevando dubbi vecchi e nuovi su bandi, sovvenzioni, sedi di attività, modalità di rappresentanza e avanzando nuove proposte per garantirsi un felice funzionamento, vitale per la sopravvivenza sociale, economia e culturale del territorio.

Un segno positivo del cambio di passo dato dall’avvicendamento all’assessorato alla cultura, dopo il siluramento, lo scorso maggio, di Paola Piroddi per gli attriti interni alla maggioranza.

“Vogliamo sapere qual è lo stato dell’arte della cultura a Cagliari”, esordisce la nuova assessora, Maria Dolores Picciau. “Cagliari ha fame di cultura”, dice Edoardo Tocco, presidente del Consiglio comunale. “C’è grande richiesta da parte delle associazioni culturali. È difficile reperire risorse per tutti, ma l’obiettivo è agevolare e sburocratizzare il mondo della cultura”.

“È importante che noi vi ascoltiamo”, sottolinea Enrica Anedda Endrich, presidente della commissione che guida i lavori.

Un’ammissione necessaria, soprattutto alla luce dell’indagine, promossa dall’ex assessora Piroddi e condotta dall’Università di Cagliari, sullo stato di salute del sistema di produzione artistica e culturale del capoluogo.

Le associazioni sono centinaia, in maggioranza giovani (meno di 20 anni di vita), di varia specializzazione e tutte bisognose di fondi: per lo svolgimento delle loro attività sono fondamentali le sovvenzioni pubbliche, che però non ripagano mai del tutto l’elevatissimo tornaconto economico generato dal loro lavoro, troppo spesso in forma di collaborazione gratuita.

Il generale sforzo di adattamento alla pandemia attraverso il digitale non riduce spese e fame di risorse, che si concentrano soprattutto nel settore della musica. Perciò è importante aumentare l’importo dei fondi, arrivati a 750.000 euro per l’anno sociale in corso.

“Non si tratta di vedere quante persone chiedono i contributi, ma quante opportunità si creano in questo modo per Cagliari”, spiega Mattea Lissia, presidente di Luna Scarlatta. “Senza fondi non c’è formazione, senza formazione dei giovani non c’è ricambio generazionale e le associazioni muoiono”, tuona l’Associazione Culturale Musica Viva Cagliari, che chiede locali idonei per i propri lavori.

“Nessuna amministrazione se n’è mai occupata – dice Tonino Limbardi (Pro Loco di Cagliari) – ci vuole un censimento di spazi e siti adeguati, perché molte associazioni sono senza sede”.

Ma la soluzione non può essere quella, di vecchia data e miseramente fallita, della casa delle associazioni. “Serve uno spazio grande, come era quello dell’Ex-Art – suggeriscono le ragazze di Lucido Sottile, Michela Sale Musio e Tiziana Troja – che sia gestito da chi ha esperienza e competenza”.

In equilibrio, è ovvio, con le realtà e gli eventi più piccoli, ribadisce Gianni Liguori (Associazione Cesare Pintus), e con un occhio di riguardo per l’internazionalizzazione, dice Andrea Piraz (Solid Music), che sogna una Cagliari coinvolta nel prossimo Eurovision Song Contest, che sarà ospitato dall’Italia.

Trentasette interventi, tra prenotati e spontanei, per quasi tre ore e mezzo di discussione. Le proposte sono molteplici, dalla calendarizzazione delle attività per evitare ingiuste sovrapposizioni alla stabilizzazione dell’interlocuzione e della collaborazione tra associazioni con la creazione di una consulta ad hoc formata dai loro direttori artistici e scientifici, fino all’attivazione di un ufficio comunale per la valorizzazione di studi ed eventi sulla Shoah, di uno sportello per l’assistenza amministrativa alle associazioni, di punti d’ascolto per facilitare la compilazione delle domande ed evitare i rigetti.

“Dobbiamo risolvere queste criticità, soprattutto di fronte allo stop imposto dal covid”, dice Francesca Mulas, vicepresidente della Commissione Cultura, che promette “equità e trasparenza nei contributi, pari attenzione a grandi e piccoli eventi, accessibilità agli spazi della cultura, al chiuso e all’aperto”.

“Una programmazione pluriennale dei bandi potrà agevolare una pianificazione annuale delle attività di ampio respiro e con velleità internazionale”, considera la Picciau. “Terremo conto di tutto”, promette. “Queste non siano soltanto dichiarazioni politiche – chiede Fabrizio Frongia (Imago Mundi) – ma pratiche da raggiungere entro l’anno”, ed è questo l’auspicio che il mondo della cultura si fa, perché la sua voce non rimanga ancora una volta lettera morta.

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