tratte-soppresse-ritardi-e-sale-d-and-rsquo-attesa-chiuse-pd-and-ldquo-degrado-ferrovie-in-sardegna-and-rdquo

Il concreto versamento della prima tranche del Recovery Fund dell’Ue all’Italia ha ribadito ciò che già si sapeva da mesi: degli oltre 32 miliardi di euro destinati alla cosiddetta transizione verde, in cui sarà implementata la rete ferroviaria ad alta velocità e saranno completati i corridoi ferroviari merci, la Sardegna avrà soltanto briciole. Si tratta di una notizia che qualche mese fa ha già fatto accapigliare maggioranza e opposizione in Consiglio regionale.

“La notizia che al sistema ferroviario sardo sono destinati pochi spiccioli dal piano di investimenti sostenuto dal Recovery suscita indignazione e non può non determinare una ferma reazione della politica e delle istituzioni – scrive oggi il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, chiedendo finalmente una “presa di posizione netta, chiara e conseguente da parte del Governo sull’annoso problema delle infrastrutture in Sardegna”.

La Sardegna, ricorda Solinas, ha diritto ad avere infrastrutture per la mobilità efficienti e moderne. L’opera fondamentale che segnerebbe il cambiamento epocale è la connessione dei tre porti principali, Porto Torres, Olbia e Cagliari, con una ferrovia veloce a due binari per treni passeggeri e merci, recuperando inoltre la connessione di Nuoro con Olbia. Si potrebbe andare da Sassari a Cagliari in un’ora. Attorno a questa arteria principale si devono programmare e rafforzare tutte le connessioni intermodali locali, ferrovie a scartamento ridotto, tram, bus. Si avvicinerebbero i piccoli centri all’insieme del sistema sardo in tempo rapido. Un reale rimedio allo spopolamento”.

Secondo il presidente, con un efficiente collegamento merci tra i tre porti, la Sardegna può proporsi come hub per le merci che transitano tra i paesi del mediterraneo diventando quel centro delle autostrade del mare di cui si parla da tempo. Le zone Zes, sulle quali questa Giunta ha impresso una forte accelerazione, assumerebbero a loro volta una importanza vitale.

Ma cosa fare per far partire finalmente il progetto della ferrovia veloce sarda?, si domanda il massimo rappresentante delle istituzioni sarde.

“Innanzitutto chiedo al Governo, ad Rfi e Trenitalia che si elabori immediatamente uno studio di fattibilità a cui la Regione vuole partecipare attivamente – si dà la risposta Solinas -. Ciò permetterà l’inserimento dell’opera negli strumenti di programmazione nazionale. Il costo di un’opera così importante potrebbe essere di qualche miliardo di euro (tra i tre e i quattro) che possono essere coperti con finanziamenti nazionali e comunitari. L’esempio sono le opere commissariate in Italia. Più di 50 miliardi a cui in parte contribuisce il Pnrr. Si prevedono nove miliardi per la Sicilia, senza ancora progetti cantierabili. O investimenti su tratte secondarie del continente per svariati miliardi. Noi non possiamo accontentarci di piccoli interventi che non risolvono le esigenze fondamentali e non sono strategiche per una trasformazione radicale della mobilità sarda. Dobbiamo avere lo stesso coraggio e lungimiranza che nella seconda metà dall’800 permise di realizzare le attuali ferrovie sarde, che da allora, a testimonianza di una inaccettabile incuria, sono rimaste sostanzialmente invariate”.

AGGIORNAMENTO

“Il presidente Solinas parla come fosse un passante ignaro di tutto e non il primo interlocutore del Governo per tutelare gli interessi della Sardegna: se non c’è nulla per le ferrovie sarde una responsabilità deve assumersela. Non abbiamo mai saputo se e quando Solinas ha presentato al Governo la lista dei progetti da finanziare con il Pnrr e cosa c’era dentro: avremmo potuto fare squadra ma ha preferito fare da solo e ora si lamenta”. Lo afferma la presidente della commissione lavoro della Camera Romina Mura (Pd), replicando al presidente della Regione Sardegna  Christian Solinas, il quale ha lamentato che “al sistema ferroviario sardo sono destinati pochi spiccioli dal piano di investimenti sostenuto dal Recovery”.

“Va rilevata però anche un’assenza del Ministero della mobilità che – aggiunge Mura – avrebbe potuto considerare anche in autonomia le necessità di infrastrutturazione ferroviaria dell’isola, nei collegamenti a servizio dei porti ma anche nei collegamenti stradali e ferroviari delle zone interne con aree costiere e poli urbani. Per qualunque progetto di rilancio e sviluppo – conclude la parlamentare – a partire dalla continuità territoriale i trasporti sono il grande nodo da sciogliere per la Sardegna”.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it