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Con un Pil pari al settanta per cento della media europea la Sardegna conferma la sua appartenenza alle regioni più povere d’Europa. Il Crenos (Centro ricerche economiche nord sud istituito nel 1993 dall’Università di Cagliari e dall’Università di Sassari attualmente diretto da Anna Maria Pinna) appena un anno fa ha tracciato un rapporto preoccupante sull’economia dell’Isola.

“Il sistema produttivo” dice il rapporto “è costituito fondamentalmente da microimprese e fatica a innescare un processo virtuoso di accumulazione di capitale. Gli investimenti in capitale umano e innovazione tecnologica sono ancora troppo bassi. A questo aspetto viene aggiunta poi l’’evoluzione fortemente negativa degli indicatori demografici, insularità e perifericità, denatalità e spopolamento delle aree interne, bassa densità della popolazione e scarsa domanda locale. Elementi “negativi che hanno sinora rallentato lo sviluppo economico della Sardegna e delineano un quadro strutturale molto critico”.

Nel raffronto con l’Europa si notano i segni di debolezza del quadro macroeconomico regionale. Il dato disponibile è quello del 2018 : “La Sardegna occupa la 177esima posizione nella classifica delle 241 regioni dell’Unione, con un Pil per abitante pari al 70 per cento della media europea (media italiana: 97 per cento)”.

Il Pil per abitante è pari a 21.012 euro, “più alto rispetto al Mezzogiorno (18.986 euro) ma sempre distante del Centro-Nord (34.497 euro)”. Rimane basso, seppure superiore rispetto a quello del Mezzogiorno (2.988 euro), il dato pro-capite sugli investimenti (3.455 euro, +2,4 per cento su base annua), anche se è molto distante da quello del Centro Nord (6.16 euro). Cala il numero delle imprese attive, nel 2019 se ne registrano 177 in meno rispetto all’anno precedente.

Il tasso di disoccupazione sardo nel 2019 è del 14,7% (-0,7 punti sul 2018). Nonostante un trend quinquennale decrescente, però, la Sardegna si colloca ancora tra le prime posizioni per percentuale di disoccupati, dietro a Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, dice sempre il rapporto. Cambia anche la composizione dei disoccupati: oltre il 60 per cento in Sardegna ha più di 34 anni, e oltre il 10 per cento ha 55 anni o più.

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