Sarebbe la porta d’ingresso della città, e per sineddoche dell’intera Sardegna. Un luogo dove riscoprire le radici e dire agli altri chi siamo.

Tra i monumenti cagliaritani che necessitano di riqualificazione ci sono alcuni beni architettonici di primissimo livello. L’ospedale San Giovanni di Dio è uno di questi. Meglio noto come Ospedale Civile, è il nosocomio che sostituì quello medievale di Sant’Antonio di Vienne, già operante a Cagliari dal XIV secolo. Sorge in cima al quartiere di Stampace, in pieno centro cittadino, ed è limitrofo all’Orto botanico e all’Anfiteatro Romano.

La struttura è un capolavoro. Venne commissionata dalle autorità cittadine all’architetto Gaetano Cima, che la elaborò nel 1842. Alla posa della prima pietra si procedette nel 1844. L’edificio, seppur non ancora definitivamente completato, entrò in funzione nel 1848.

In stile neoclassico, la struttura è formata da un lungo prospetto principale con tre avancorpi: quello centrale, corrispondente all’ingresso principale, che presenta un pronao con sei colonne doriche, alte dieci metri, che reggono una trabeazione con fregio decorato a metope e triglifi. Superato un portico, si accede a un vasto atrio a pianta circolare, dove ampi finestroni si aprono sul cortile centrale. Un complesso monumentale meraviglioso.

Come si potrebbe riqualificare? Un’idea, sistenuta da un pool di architetti dell’Università di Cagliari, dice che sarebbe un ottimo museo. Magari dell’identità. Un luogo che racconti organicamente la storia della Sardegna. Che spieghi a noi sardi, e ai turisti, la nostra specificità. E che ci conduca direttamente, senza passare da viale Sant’Ignazio, all’Orto botanico fino all’Anfiteatro. In un tour che sarebbe culturale, archeologico, naturalistico, oltre che un viaggio indispensabile nella nostra memoria.

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