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È sempre più diffusa e rilevante la presenza delle donne nel mondo produttivo e imprenditoriale della Sardegna, anche in ruoli apicali. Ma invece di evidenziare le vere cause di questi successi, conseguenza delle competenze di elevato profilo acquisite e delle professionalità che esercitano sempre più anche in ambiti storicamente maschili, spesso il racconto dei media viene filtrato attraverso una visione maschile e spesso maschilista.

Se ne parlerà il prossimo 18 settembre a Orroli (Nuraghe Arrubiu) nella terza tappa del ciclo di incontri del Women 20 (W20), organizzazione internazionale composta da donne rappresentanti dei venti paesi più industrializzati che ha l’obiettivo di promuovere una prospettiva di genere nelle discussioni del G20 favorendo l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile.

Sarà il collettivo Giulia Giornaliste Sardegna a proporre all’attenzione dei leader dei Paesi Membri del G20 una questione che ritiene cruciale per un proficuo dibattito e confronto sull’imprenditorialità femminile.

“La persistente presenza di stereotipi, di genere ma non solo, costituisce un ostacolo alla corretta interpretazione dei processi sociali in atto in quanto produce uno scarto significativo tra i fatti che caratterizzano l’attuale fase dello sviluppo e le loro rappresentazioni nel linguaggio dei media”, si legge in una nota. “La circostanza innegabile di fronte alla quale ci troviamo è la presenza sempre più diffusa e rilevante delle donne nel mondo produttivo e imprenditoriale, anche in ruoli apicali, conseguenza delle competenze di elevato profilo acquisite e delle professionalità che esercitano sempre più anche in ambiti storicamente maschili. Anziché attribuire questo successo a uno stile di pensiero che sa far convergere concretezza e propensione alla visione, spesso se ne danno motivazioni intrise di radicate forme di sessismo”.

Secondo il collettivo delle giornaliste sarde “il primo obiettivo da porsi in quest’ottica è la necessità di aprire una riflessione sull’uso corretto della lingua italiana nel rispetto delle diverse identità di genere e della dignità delle persone. In particolare, il linguaggio mediatico, strumento principale delle giornaliste e dei giornalisti, deve essere coerente con tutte le forme evolutive, di crescita e di cambiamento della realtà e saperne cogliere gli elementi innovativi restituendo un’immagine veritiera del ruolo della donna nella società di oggi, senza distorsioni e mistificazioni che frenano il cammino verso una reale parità”.

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