L’Italia non è un paese di “switchers”, dall’inglese: quelli che cambiano lavoro. Secondo le ultime analisi Axios, infatti, gli italiani sono i lavoratori più stabili d’Europa con una media di 12,2 anni per azienda, seguiti da Francia e Germania.

Probabilmente, ciò che spinge gli italiani a non cambiare è senza dubbio una certa mentalità, dura a morire, che non vorrebbe mai lasciare le tradizioni del Bel Paese, ma anche – e questo è il fattore più incisivo – le scarse opportunità lavorative, intese anche come crescita professionale, che il nostro Paese offre.

Questa staticità, però, potrebbe essere ribaltata dalla Generazione Z, i giovani nati tra il 1995 e il 2010, che al contrario si è adattata facilmente alle nuove trasformazioni in ambito lavorativo ed è meno propensa a rimanere all’interno della stessa azienda, a svolgere sempre le stesse mansioni, con gli stessi turni, per sempre. Le statistiche di Axios parlano chiaro: ogni lavoratore nato dopo il ’97 cambierà circa 17 datori di lavoro nell’arco della sua carriera.

Le nuove generazioni, infatti, sono figli del digitale e per questo amano sperimentare con lavori creativi, startup e tanto social. E soprattutto, sono loro a scegliere quando e dove lavorare. È la Yolo Economy, bellezza. Acronimo che sta per l’espressione inglese You Only Live Once (si vive una volta sola, ndr), come cantavano gli Strokes nei primi anni Duemila.

I giovani di oggi preferiscono aprire partita Iva e seguire le proprie passioni, invece che firmare il classico contratto aziendale e lavorare otto ore al giorno in ufficio. Dato che del doman non v’è certezza, allora meglio sfruttare il presente, anche se questo potrebbe significare qualcosa in meno in busta paga. C’è chi si affida al suo canale Youtube per promuovere la propria attività (vanno tantissimo i settori viaggi, makeup e gaming), chi posta video divertenti su TikTok e magari come Kaby Lame supera in follower anche il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. C’è poi chi sposa la sua causa su Instagram, sognando di diventare, un giorno, influencer.

Le manifestazioni di sabato scorso del Fridays for future in migliaia in tutto il mondo dovrebbero bastare per comprendere quanto siano attivi e intraprendenti questi giovani. Non hanno paura di rischiare e sono ben consapevoli di quello che li aspetta: una vita vissuta giorno per giorno, senza poter fare troppi progetti a lungo termine. Se ne sono accorti prima della generazione precedente, quella dei Millenials, che secondo i dati ufficiali è del 17% più povera dei “figli del boom economico”. Allora, meglio prenderla con filosofia e trovare la strada giusta per ciascuno. Meglio costruirsela da sé, questa strada. La vita è nostra e ce la gestiamo noi, ci han detto, con buona pace di tutte le raccomandazioni ricevute da mamma e papà.

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