energia-verso-prima-rete-gas-a-metano-in-sardegna

Si sarebbe dovuto chiamare Galsi e avrebbe dovuto collegare l’Algeria all’Italia passando per la Sardegna. Sarebbe dovuto essere il gasdotto più profondo del mondo con cavi a 2.800 metri sotto il livello del mare, contro una profondità media di 1.000 metri. Oggi che il prezzo del gas algerino è salito alle stelle per la crisi energetica nel Mediterraneo occidentale lasciando senza approvvigionamento la Spagna, con il senno di poi, si può dire che è stato meglio che la titanica infrastruttura non abbia visto la luce.

“Alla luce di quanto sta succedendo è un bene che il progetto del Galsi sia fallito”, commenta Luigi Loi, segretario generale della Uiltec Sardegna, sindacato che da tempo sta stimolando la Regione Sardegna sul fronte della metanizzazione dell’isola. La questione metano, spiega il sindacalista, è comunque un affare delicatissimo di rilievo internazionale perché da quando la Russia ha assunto il monopolio le riserve europee sono ai minimi termini.

La Sardegna è ancora in attesa del Dpcm che stabilirà quali saranno le strategie energetiche nell’isola. Il provvedimento è atteso in queste settimane.

Intanto, dopo alterne vicende, il metano – seppure in sordina – ha iniziato ad essere distribuito anche in Sardegna. La società privata Italgas,  che opera in Sardegna in 17 dei 38 bacini dell’isola già dal  2017 tramite la sua società di distribuzione Medea, ha infatti cominciato un anno fa a distribuire il gas naturale partendo da Alghero. Fino ad oggi, nel Sassarese e nell’Oristanese, sono stati posati oltre mille chilometri di reti native digitali, due terzi dei quali già in esercizio. La distribuzione è partita nell’agosto 2020 e prevede la realizzazione di 1100 km di rete in tutto il territorio sardo. A regime, fa sapere l’azienda, dovrebbe portare 600 nuovi posti di lavoro. Attualmente sono circa 5mila gli utenti sardi già allacciati alla rete che, ha affermato l’ad di Italgas Paolo Gallo all’Italian Energy Summit (“Verso un’Italia green: le prossime sfide della transizione energetica”) dovrebbe produrre un risparmio in bolletta del 25%. Risparmi che però potrebbero aumentare quando sarà auspicabilmente realizzato il gasdotto sardo, con un prezzo regolamentato dall’Arera, l’Autority che regola l’energia. Insomma il futuro energetico della Sardegna è ancora tutto da scrivere.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it