Facebook

Una foto di nudo artistico a corredo di un articolo su Josephine Baker. È bastata per indurre i pudichi algorismi di Facebook a bloccare la pagina di Nemesis Magazine, settimanale on line di cultura, società e sport.

“Dopo un mese di lunghe interlocuzioni con gli amministratori italiani del social network, una settimana fa la pagina non solo non è stata sbloccata ma è stata chiusa definitivamente” racconta la direttrice Francesca Mulas. “Abbiamo perso 14 mesi di post, commenti, video, condivisioni e like. Oltre un anno di lavoro buttato, contatti con altre realtà, lettori, visibilità che i nostri profili personali non ci offrono, e tutto per un errore del sistema Facebook, perché l’algoritmo o il sistema di intelligenza artificiale tanto intelligenti evidentemente non sono. A nulla sono servite le richieste di chiarimento, a nulla è valso attendere pazientemente: non abbiamo più avuto risposta”.

“Siamo molto amareggiati ma soprattutto siamo preoccupati – prosegue Mulas -. Facebook si permette di censurare la pagina di una testata giornalistica regolarmente registrata, sottoposta al controllo delle leggi italiane, dalla Costituzione in giù, i cui contenuti sono vagliati da una giornalista professionista per rispettare tutti i criteri, formali e sostanziali, della deontologia professionale, su cui ha l’obbligo di controllo l’Ordine dei Giornalisti. Questo è molto grave, perché si permette a un organismo esterno all’ordinamento italiano di operare al di sopra delle leggi della Repubblica, tra l’altro su un tema fondamentale come la libertà di pensiero e di stampa: diritti garantiti costituzionalmente. Siamo consci che questo grave atteggiamento non riguarda solo Nemesis Magazine ma tante altre realtà, giornalistiche e non”.

Sul tema si è anche espresso il Garante per la protezione dei dati personali, stabilendo che “ogni limitazione nell’uso dei social network comprime inevitabilmente la libertà di espressione”. “Peccato che questa limitazione riguardi la cultura ma non notizie false e addirittura la propaganda di idee politiche contrarie alla legge come quella neofascista e neonazista. Le notizie di cronaca che riguardano gruppi nostalgici di Mussolini e Hitler e le loro pagine Facebook sono lì a dimostrarlo. Per caso laggiù a Menlo Park trovano pericolosa la cultura, o al contrario tanto inutile da poter essere oscurata senza pensieri? Per caso il nostro progetto, una testata giornalistica regolarmente registrata che attualmente non ha un editore ma solo sostenitori volontari, è poco remunerativa perché non fa abbastanza sponsorizzazioni? Tuteleremo il nostro lavoro in tutte le sedi opportune ma oggi siamo  costretti a ripartire da zero con una pagina nuova. E sarebbe ora che il mondo del giornalismo iniziasse a riflettere sul potere che questi strumenti vogliono imporre al nostro lavoro”.

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